#Socialvangelism: Un hashtag che vale più del vangelo.

TOY CALLED GOD – #Socialvangelism

Gruppo: Toy Called God
Titolo: #Socialvangelism
Anno: 2018
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Sliptrick Records
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TRACKLIST

    1. United Corporations Of America
    2. Just You And Me
    3. Punch Life In The Face
    4. Nothing But A Lie
    5. Stain Of Mind
    6. She
    7. Pretend
    8. Miss Me
    9. Take A Bullet Not A Selfie
    10. Eleanor Rigby [cover Beatles]
    11. #Socialvangelism
DURATA: 43:46

«We are living in Amerika, Amerika ist wunderbar» cantavano i Rammstein ormai quindici anni fa. Gli Stati Uniti erano la terra della Coca Cola e di qualche guerra, della libertà, del secondo emendamento e dell’esportazione della democrazia nel mondo. Il Sogno Americano è diventato nel tempo il sogno planetario, diffuso dalle pubblicità con volti felici, dai film e dalla musica. Ora, i Toy Called God in America ci vivono, nel dettaglio in quella Bay Area che è tanto cara ad alcuni di noi (ma qui il thrash metal c’entra poco), e hanno deciso di imbracciare gli strumenti per raccontarci come tutto ciò sia solo una patina atta a nascondere come la popolazione viva in un teatro sociale pericolante, fatto di omologazione, di divisioni e di ingiustizie spazzate sotto il tappeto dal culto dell’apparire, sotto lo sguardo onnipresente dei social media.

Non deve stupire che il loro stile sia la cosa più lontana immaginabile dai suoni sintetici dei Rammstein citati in apertura: i Toy Called God sono fieri alfieri del metal e del rock americano. Basso, chitarra, batteria e voce, non serve loro molto altro per riprendere il filo dove altri lo hanno lasciato. La band non si fa mancare nulla in fatto di icone musicali; abbiamo i suoni accessibili che si potevano udire passeggiando per la Sunset Strip sul finire degli anni ’80, la pesantezza del groove che infuriava a cavallo degli anni 2000 e — perché no — i momenti di tensione e di acidità che hanno caratterizzato il grunge. Ci potete sentire i Black Label Society, come gli Alice In Chains (“Nothing But A Lie”) ma anche i Pantera, i Metallica degli anni ’90 (quelli del “Black Album” per intenderci) o i primi Skid Row.

Eppure quelle che possono sembrare correnti differenti convivono in #Socialvangelism senza problemi. La band è stata abile nel sintetizzare le proprie influenze all’interno di un suono molto variegato, ma senza perdere il filo logico. Power-ballad si alternano a momenti più riflessivi, cover dei Beatles (“Eleanor Rigby”), romanticherie elettriche da singolone (“Just You And Me” in collaborazione con Melissa Mari) e momenti di pura potenza sonora che non tralasciano mai lo spunto accessibile. Il tutto riuscendo a far passare come credibile quella verve ribelle, quello slancio critico in un certo senso più astioso che ironico che porta la band a scrivere brani intitolati come “Take A Bullet Not A Selfie” o “Punch Life In The Face”.

Questo astio si riflette anche sul lato grafico del lavoro. Se la copertina molto scura con il logo non è di per sé nulla di particolare, sul retro del libretto veniamo salutati da un uomo con un teschio di caprone in testa che sta celebrando messa dietro l’altare di una chiesa; una striscia di sangue attraversa la navata ma nessuno sembra farci caso, visto che la comunità dei fedeli è ipnotizzata da ciò che ha in mano. Lo schermo dei cellulari brilla davanti al volto di ognuno di essi. I Toy Called God però non vogliono arrendersi, vanno avanti per la propria strada, mantenendo intatto il proposito di suonare rock caldo e autentico. Benvenuti nelle United Corporations Of America.