TRISTWOOD – Blackcrowned Majesty
Immaginiamo di trovarci davanti una saga fantasy, ambientata nelle remote terre di Yrlyion, devastate dalla bellicosa divinità Ar’ath, portatrice di una corona di tenebre e tuttavia costretta a ritirarsi nelle lande settentrionali di Ma’haxul, dove è aiutata dal prode eroe Rauthra a ripristinare il suo potere, in attesa di un possibile scontro futuro. Ora supponiamo di di dover individuare quali sonorità possano essere le più adatte a trattare una materia così solenne; se ci si chiama Tristwood e si è abituati da un ventennio abbondante a prendere le etichette dei vari generi, accartocciarle e gettarle in un falò caustico dai fumi mefitici, sicuramente la risposta non sarà scontata o convenzionale.
Questa pappardella introduttiva riassume in soldoni ciò che ci si può aspettare da Blackcrowned Majesty, il quinto full length della formazione austriaca che è in circolazione dal lontano 1996, quando pubblicò la prima demo Torment con il moniker December. Da allora, la band ha intrapreso un percorso di sperimentazione non solo musicale, ma anche tematica: infatti, nel corso degli anni i Tristwood hanno trattato svariati argomenti, spaziando dalla storia alla letteratura, dalla filosofia alla psicologia, fino ad arrivare all’epos incentrato sulla figura di Ar’ath, che rappresenta la Blackcrowned Majesty che dà il titolo al disco.
In un album dalla durata né troppo condensata, né eccessiva, i Tristwood tessono le vicende ambientate nella terra di Ma’haxul con una miscela esplosiva e piuttosto lontana dal canone secondo cui, generalmente, una narrazione epica è associata a sonorità altrettanto epiche: in questo disco convivono influenze come Hellhammer, Skinny Puppy, Morbid Angel e Nihilist. Questi nomi sono indicativi del fatto che la carne al fuoco sia abbondante e succosa come uno stinco di maiale glassato al forno, e in effetti i Nostri dimostrano di avere la giusta dimestichezza nell’operare con questi elementi piuttosto corposi. Le tracce di Blackcrowned Majesty proseguono sempre più incalzanti, lasciando scarse possibilità di respiro; queste ultime sono spesso costituite proprio dagli inserti industrial che, oltre ai sopra citati Skinny Puppy, in certi punti ricordano anche altri gruppi di punta degli anni Novanta come i Nine Inch Nails. D’altro canto, si percepisce in maniera chiara anche la predilezione per la componente raw e caotica, grazie ai riff sferzanti dispensati da Neru e Jegger. A rendere i brani ancor più corposi e devastanti contribuiscono la sezione ritmica pressoché incessante e la voce di Jegger e Deimon, che spesso sfocia nel growl prettamente death, contribuendo così ad annientare i timpani dell’ascoltatore.
Blackcrowned Majesty difficilmente soddisferà chi è perennemente alla ricerca di produzioni nitide e/o facilmente riconducibili a un genere preciso, mentre può rappresentare un piccolo forziere sepolto tra le sabbie dell’underground per chi apprezza le sperimentazioni e le variazioni su temi apparentemente collaudati e convenzionali. Una cosa è certa: questo disco dimostra ampiamente come i Tristwood siano assolutamente convinti di voler proseguire sulla strada dell’anticonformismo musicale e vale una capatina nelle misteriose lande di Yrlyion.