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TUNE – Identity

 
Gruppo: Tune
Titolo: Identity
Anno: 2014
Provenienza: Polonia
Etichetta: Dust On The Tracks
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TRACKLIST

  1. On (Intro)
  2. Live To Work To Live
  3. Disposable
  4. Change
  5. Trendy Girl
  6. Deafening
  7. Crackpot
  8. Suggestions
  9. Sheeple
  10. Off (Outro)
DURATA: 44:10
 

Tra i dischi che hanno accompagnato la mia infanzia c'è sicuramente un certo "Mechanical Animals" di Marilyn Manson. Con quei suoni graffianti e profetici testi, mi è sempre rimasto caro, anche per via di un odio generale verso Manson che era sempre divertente da ascoltare. Caratteristiche primarie, però, erano quell'oppressione musicale e quella voce a volte sibillina che dilaniavano alcuni dei brani più famosi. Mi perdonerete la lunga introduzione, ma proprio questi due elementi sono i punti fondamentali di "Identity" dei polacchi Tune, un gruppo a me totalmente nuovo che è arrivato quasi per caso.

Non voglio perdere troppo tempo in giri di parole, anche perché ho impiegato un po' per assimilare per bene il disco di oggi, ma la prova dei ragazzi del nord-est Europa mi ha lasciato solo parzialmente convinto. L'inizio colpisce subito, con l'introduttiva e ipnotica "On (Intro)" che pare quasi lanciarsi verso un sound più psichedelico, ma basta partire con "Live To Work To Live" per saggiare quello che è il vero suono del gruppo polacco: un cantato sussurrato, lento, supportato da distorsioni e un piano malinconico che crea il tempo dell'azione. È struggente ma estremamente calzante con quello che — inizialmente — "Identity" sembra rappresentare: una versione più leggera e rock del già citato capolavoro di Manson. E in effetti il ricordo, la sensazione è rimasta quasi fino a metà disco, fino alla tremenda "Trendy Girl" che arriva come una martellata sul ginocchio mentre sei disteso al mare a rilassarti. Una sorta di brano hipster, che ricorda roba ben più britannica, che fa da spartiacque tra la floydiana "Disposable" e "Deafening", decisamente più sullo stile dei Muse. Il resto che segue, però, non riesce a riprendere l'ascoltatore, sia per un'eccessiva ripetitività melodica (bella, ma identica ai primi brani), sia per uno sprizzo di vitalità che alla lunga finisce per annoiare. L'ultima scintilla di speranza arriva giusto con "Sheeple", brano conclusivo vero e proprio prima della strumentale "Off (Outro)", che tenta di riprendere temi e obiettivi dei primi pezzi, ma ormai è troppo tardi.

Non mi sento di bocciare i Tune per questa loro seconda opera, tuttavia difficilmente riesco a consigliarli. "Identity" potrebbe ancora essere un modo per tastare il terreno delle proprie capacità, ma è indubbio come, nonostante qualche idea, i ragazzi polacchi debbano ancora fare un po' di strada. Un peccato viste le premesse dei primi brani decisamente convincenti.