ULTH – Umidus Lacer Tecte Horrificus
«Che cosa accadrebbe se il male si formerebbe dentro di te?»: è questo l’arcano quesito che la voce narrante si pone all’inizio di un indimenticabile corto di Maccio Capatonda. A questo dilemma esistenziale prova a dare una risposta Umidus Lacer Tecte Horrificus, il primissimo EP degli Ulth, duo partenopeo in bilico tra genio e follia.
Nato nel 2018 per volontà di due membri dei Totenwagen, altro grandioso gruppo mio conterraneo, dietro al gutturale pseudonimo di Ulth si celano Walter Schroeder e Dario Graziano (batterista anche dei qui più noti Naga), nient’altri che chitarra-voce e percussioni, in questo caso. Come semplicemente illustrato dai due, il progetto nasce con un duplice scopo, «palesare quanto il metal sia uno spirito che trascende la distorsione, e garantire la possibilità di fruire dello stesso quando, durante e dopo l’apocalisse, mancherà la corrente». Pochi concetti molto chiari e tantissima ignoranza, dunque, sono evidentemente alla base dell’idea nucleare degli Ulth, che con Umidus Lacer Tecte Horrificus provano a fare metal senza fare metal. Purtroppo per noi, però, ci riescono ugualmente benissimo, anzi il risultato è tanto esilarante quanto entusiasmante. I Nostri, infatti, suonano come se Fenriz avesse deciso di imbracciare una chitarra acustica e, tra un Darkthrone e l’altro, si scolasse un sorso di whisky e ci infilasse un po’ di noir.
Ad aprire le danze di questo breve quanto efficace EP ci pensa “Sguscia La Notte”, una intro dark folk fortemente evocativa permea l’aria, poi il via alla danza mortale, che impazza quando Walter inizia a cantare. È una sensazione di forte straniamento quella evocata dagli Ulth, mood che anche “Riding Something In The Dark” non manca di suscitare, con la sua sezione a tempi raddoppiati e riff in tremolo. “Feel The Fucking Fog” invece mi aveva colpito già quando avevo avuto modo di incontrare dal vivo gli Ulth qualche anno fa e devo dire che, riascoltandola nella nuova veste, questa delirante traccia a metà tra tedesco, inglese e napoletano strettissimo non mi ha affatto deluso: lo senti, quello stramaledetto nebbione, nei passaggi di chitarra, nelle tessiture atmosferiche, ma anche nelle voci di Walter, che imperversano lungo 4’20” di follia del brano; i complottisti penseranno che la durata del pezzo non è casuale, per me non hanno tutti i torti. A chiudere questa epopea del male, “Napoletana A Spade”, ancora una canzone dai ritmi mediterranei, anneriti all’inverosimile dalla volontà metallica di Walter e Dario; qui, come unico ospite del disco, troviamo Marco Troise alle voci pulite, pronto a declamare il ritornello di questo malefico divertissement musicale.
Umidus Lacer Tecte Horrificus, a parere di chi scrive, non ha una sbavatura. È un disco che sa cosa vuole dire, che sa come dirlo e che lo dice senza peli sulla lingua. Magari gli Ulth non saranno per tutti, ma se solleticano le tue corde ti divertirai anche tu tantissimo.
Umidus Lacer Tecte Horrificus esce il prossimo 18 gennaio tramite l’umilissima Herbivorous Records. Segui gli Ulth su Facebook.
Pingback:Intervista agli Ulth – Blog Thrower