ULVIK – Volume One & Two
Sono poche, pochissime le informazioni sugli Ulvik, progetto canadese con radici nella Columbia Britannica e noto per un certo periodo con il nome jakeL. Fortemente influenzato da quel black metal cascadico che tanto ci ha regalato negli anni, Jade F. — compositore e presumibilmente unico membro degli Ulvik — approda verso la fine del 2019 su nientepopodimeno che Avantgarde Music: la prima uscita in formato fisico raggruppa le ristampe degli ultimi due lavori, Volume One e Volume Two, in un doppio digipak curato e minimale opera di Tryfar.
Andando per ordine e partendo dal primo disco, datato 2018, ci troviamo di fronte a un post-black atmosferico e prettamente strumentale, ma con ben poco di cascadico a livello stilistico. Fin dai primi ascolti, però, si nota qualcosa che non va e questo qualcosa interessa i brani a un livello fondamentale, quello compositivo. Di durata abbastanza breve rispetto agli standard del genere, i nove pezzi danno l’impressione di essere un insieme di episodi fini a se stessi, che sanno più di intermezzi tra i quali troviamo poche tracce compiute, che a conti fatti sono i momenti più interessanti (“Snakes Our Emperors” o “Light Of Other Days II”).
E ciò è davvero un peccato, perché le buone idee ci sarebbero anche: le parti black sono di buona fattura e ciò si nota in quei momenti appena citati in cui la composizione si sviluppa in maniera più organica e ragionata; allo stesso tempo, ci sono degli elementi sparsi, potenzialmente interessanti ma buttati lì e mai esplorati a dovere, ad esempio il chiacchiericcio e le sirene udibili in “Borjein”, che possono far pensare a qualcosa di stampo moderno, ma che mai si concretizzeranno in forma compiuta.
Volume Two, uscito appena sei mesi dopo, presenta un minutaggio più asciutto e una miglior qualità in termini di suoni. L’elefante nella stanza, però, è sempre lì: ci sono buoni spunti, tuttavia troppo isolati gli uni dagli altri. I due minuti di “Landslides” non hanno molto senso di esistere perché slegati da tutto il resto, i crescendo interessanti ci sono ma si spengono sul più bello come in “Deesse”. Il rammarico rimane perché, quando Jade F. decide di prendersi più tempo, anche qui escono cose non formidabili ma quantomeno interessanti (la conclusiva “Our Children Are Ghosts”).
Tirando le somme di Volume One & Two, cosa rimane? Due lavori potenzialmente interessanti ma un po’ affossati da una pecca importante, ovvero la mancanza di un filo conduttore e di una coesione generale, che non permette ai lati positivi — sicuramente presenti — di risaltare a dovere e che rende l’ascolto molto frammentato, con vari spunti che non vanno a parare da nessuna parte. Quella degli Ulvik è quindi un’uscita un po’ sottotono per Avantgarde Music: un mezzo passo falso sicuramente perdonabile visti i livelli eccelsi a cui ci ha abituati.