Gli Unmensch sono un compendio di black metal svedese

UNMENSCH – Scorn

Gruppo: Unmensch
Titolo: Scorn
Anno: 2019
Provenienza: Belgio
Etichetta: Immortal Frost Productions
Contatti: Facebook  Bandcamp
TRACKLIST

  1. Let The World Drown
  2. Dispensable Souls
  3. Conquered By Sin
  4. Storm Breaks Loose
  5. The Path
  6. Wolf
  7. The Abyss
  8. 11:00
DURATA: 48:37

Immortal Frost decide di giocare in casa con Scorn e pescare dal vivaio nazionale (ergo, belga) il talento solista e sconosciuto di ZR. Come da tradizione per l’etichetta, gli Unmensch si cimentano nel campo del black metal, abbracciandone una corrente che flirta con la Svezia. Difficile approfondire oltre questo preambolo, dal momento che non esistono altre informazioni sul progetto originario delle Fiandre, se non che il Nostro si è fatto supportare in studio dall’esperto batterista Nico Veroeven.

L’ispirazione di ZR proviene da quella Svezia di cui ci ha parlato Bosj da poco, fatta di rasoiate gelide e melodie malevole. In base alle esperienze personali, ogni singolo passaggio di Scorn farà scattare nella mente associazioni immediate con altre formazioni. I Dark Funeral, epoca Vobiscum Satanas (1998), sono uno dei nomi più ricorrenti per il sottoscritto. Poi c’è spazio per echi di Naglfar (si vedano le incursioni pianistiche), Handful Of Hate (nei rallentamenti), Lord Belial, Necrophobic e Negator, ma come detto ciascuno potrà inserire i propri gruppi di riferimento. Sezioni più atmosferiche e passaggi allentati (col supporto delle tastiere) cercano di stemperare l’uragano di note che esplode dalle casse, mentre lo scream di ZR graffia con costanza come ci si aspetta, mantenendo tonalità medio-alte.

Sul fronte dei testi, gli Unmensch (dal tedesco mostro) non si adeguano al carrozzone tutto Satana e maledizioni varie, preferendo un approccio più riflessivo per quanto molto immediato. Scorn tratta della necessità di allontanarsi dal gregge per imboccare una propria via, chiaramente improntata all’oscurità, per non sprecare il proprio tempo sulla Terra. E nel mentre invoca lo sterminio dell’umanità parassita.

La sensazione che emerge dall’ascolto di Scorn è di avere di fronte un compendio di black metal svedese totalmente devoto ai canoni dello stile e che non osa imprimere alcun tocco personale; fatta eccezione per la copertina naturalistica e i già menzionati testi. Gli Unmensch non sono mai sgradevoli, tuttavia non possiedono attrattive speciali in grado di mantenere incollati all’ascolto gli appassionati del filone per tutti i suoi (abbondanti) 48 minuti. Serve di più.