UR – Grey Wanderer
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Gruppo: | Ur |
Titolo: | Grey Wanderer |
Anno: | 2017 |
Provenienza: | Germania |
Etichetta: | Droneburg Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 43:49 |
Cosa è successo agli Ur? Il quartetto proveniente da Dresda mi aveva sorpreso con il debutto eponimo, un album in cui doom metal e sludge venivano fusi in maniera sapiente, nel quale si riscontravano presenze post-metal piacevoli e che lasciava il segno a livello di atmosfere, specialmente epiche e decadenti. Oggi invece l'ascolto di "Grey Wanderer", pubblicato lo scorso anno da Droneburg Records, mi ha reso più confuso che persuaso.
"Grey Wanderer" non è un disco brutto, ma gambizzato e insicuro su quali siano il miglior modo per esprimersi e i mezzi più adatti per farlo. Ci ritroviamo dinanzi alla stessa commistione di generi portanti che reggeva le sorti del primo album, ma talvolta lineare e alquanto prevedibile. Al contrario, in altri casi così impegnata a generare atmosfere dense da limitare le soluzioni alternative (psichedeliche, post-metal e in alcuni frangenti cosmiche e drone) che vi si insinuano, quasi come a volersi complicare volutamente la vita. Il gruppo dimostra di non essere carente né di idee né di volontà, ma al tempo stesso pare debba trovare il bandolo della matassa per concretizzare gli spunti.
Non sarò così negativo da schiantare completamente "Grey Wanderer", poiché dotato di qualcosa di salvabile: seppur risicata, la sufficienza viene guadagnata grazie alla buona capacità di modellare basi solide; agli sprazzi di lucidità atmosferica, in grado di attirare veramente l'ascoltatore (quasi esclusivamente nella loro dimensione cogitabonda); e al cantato di Martin che nuovamente dona (parzialmente) una maggiore consistenza alla proposta, pur se penalizzato da un'esposizione troppo centellinata. Ovviamente tutto ciò non basta a saziare l'appetito di chi, come il sottoscritto, si attendeva molto di più dagli Ur e che ora potrà soltanto sperare che il domani sia di tutt'altra pasta per questi ragazzi.