Vanum - Legend | Aristocrazia Webzine

VANUM – Legend

Gruppo: Vanum
Titolo: Legend
Anno: 2022
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Profound Lore Records / Eisenwald Tonschmiede
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TRACKLIST

  1. Adversary
  2. The Gateway And The Key
  3. Frozen In Vile Illumination
  4. Legend
  5. Beneath The Pillars Of Earth And Air
DURATA: 46:37

Tornano i Vanum, a tre anni da Ageless Fire, e tornano di nuovo con una copertina a dir poco romantica. Il dipinto scelto per dare un volto a Legend, di Petri Ala-Maunus (Petri, è già la seconda volta che ti incontro in pochi mesi, stiamo diventando amici), sembra allo stesso tempo una prosecuzione di quanto visto sull’album precedente degli americani e un allontanamento da esso. Prosecuzione, perché sullo sfondo di questo scenario naturalistico da dipinto settecentesco, in lontananza, si vede un vulcano in eruzione che sembra un chiaro rimando a quello di Ageless Fire; allontanamento, perché l’inquadratura è molto più ampia, i colori sono profondamente diversi e il fuoco dell’immagine è tutt’altro scenario.

Il percorso e l’evoluzione dei Vanum sono quindi evidenti fin dal tratto che accomuna e distanzia le copertine: sempre di black metal parliamo, sempre di matrice atmosferica e molto melodico, ma stavolta nettamente più compassato e misurato, più orientato ai tempi medi. Non è chiaro se questo cambiamento derivi dall’ingresso ufficiale in formazione di Nathan Aguilar ed E. Priesner, prima solo membri live, o se la scelta sia tutta farina del sacco dei fondatori Mike Rekevics (Yellow Eyes, Fell Voices) e Kyle Morgan (Ash Borer, Predatory Light), ma tant’è: Legend è uno degli album black metal più heavy che può capitare di sentire quest’anno.

Sicuramente ci sono forti echi bathoriani epoca Nordland nelle chitarre e nelle strutture piuttosto lunghe, ma anche un approccio amarcord contemporaneo (davvero non so come altro definirlo) di scuola Primordial. Tutto questo viene reso perfettamente ancora una volta dalla produzione di Andrew Oswald, storico collaboratore di Rekevics e Morgan con i Vanum, che ha messo le mani su lavori di Fell Voices, Predatory Light e Ash Borer, ma anche Mortiferum, Triumvir Foul e un sacco di gente della costa ovest molto, molto zozza.

Il risultato è un lavoro cristallizzato nel tempo, che suona anni ‘20 come ‘80, e che fa dell’approccio cadenzato il suo punto di forza. Certo, i ragazzi riffano, e quando c’è da accelerare accelerano, ma non c’è mai la furia, non c’è mai la rabbia senza controllo. Ho letto da qualche parte di accostamenti agli Agalloch, ma mi sono sembrati decisamente fuori luogo, e se proprio bisogna trovare un riferimento del nord ovest, allora il più evidente sono i Wolves In The Throne Room, cui i quattro si rifanno in maniera abbastanza chiara quando spingono, soprattutto nella seconda metà del disco.

A conti fatti i Vanum riescono nel non semplice intento di suonare simili a tanti, ma uguali a nessuno. Eppure, pur riuscendo a incastrare tante influenze, alcune anche molto diverse tra loro, in modo naturale e organico, non si sbilanciano mai davvero: c’è un po’ dell’epicità dei Bathory, un po’ del black ottantiano in tempi medi dei Primordial, un po’ del black cascadico dei WITTR, un po’ delle esperienze parallele dei membri fondatori, ma nessuno di questi elementi è davvero la cifra stilistica dei Vanum. Forse per scelta, forse per indecisione.

Legend scorre bene, è un album ben scritto, ben suonato, e ha un sacco di spunti interessanti. Eppure la mancanza di una intenzione chiara, l’essere un po’ questo e un po’ quello, non mi permette di andare oltre la definizione di buon lavoro, con del potenziale inespresso.