Varulv - Kerker, Todt Und Teyfl

VARULV – Kerker, Todt Und Teyfl

Gruppo: Varulv
Titolo: Kerker, Todt Und Teyfl
Anno: 2020
Provenienza: Austria
Etichetta: Talheim Records
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TRACKLIST

  1. Kerker
  2. Der Rattenpakt
  3. Erwachen
  4. Todt
  5. Des Scharfrichters Pflicht
  6. Am Totentisch
  7. Alter Pfad
  8. Teyfl
  9. Der Leichenfresser
  10. Münzen Aus Gold
  11. In Schwarz Gehüllt
DURATA: 45:03

Deve esserci qualcosa nel paesaggio della Stiria, non so se siano le vette innevate dei Tauri oppure le vallate ricoperte di conifere, che permette ai Varulv di non sbagliare un colpo. A circa un anno di distanza dall’uscita dello split con Wintarnaht, il gruppo austriaco è tornato sulle scene con i ben undici brani di Kerker, Todt Und Teyfl.

Se Sagenlieder si ispirava al folklore stiriano e il successivo Unterweltmysterien esplorava i segreti sotterranei degli Erdställe, questo nuovo disco trae spunto da quello che per antonomasia viene considerato, a torto, uno dei periodi più bui della storia europea: il Medioevo. Il concept album appare diviso in tre capitoli — diventano quattro nell’edizione in vinile, grazie all’aggiunta dei tre brani già pubblicati nel lavoro condiviso con Wintarnaht — che rispettivamente sono Kerker (Carcere), Todt (Morte) e Teyfl (Diavolo). Leggendo i testi, però, mi sono accorto che il vero filo rosso che unisce le varie sezioni è la presenza costante e ineluttabile del Tristo Mietitore, come lascia intuire l’incipit dell’opera affidato a un estratto di quella pietra miliare della storia del cinema che è Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman.

Dal punto di vista musicale i Varulv confermano il cammino già intrapreso nei lavori precedenti. Il loro è un algido black metal dalla chiara impronta scandinava, con un occhio rivolto anche all’Est europeo, caratterizzato da imprevedibili cambi di registro e da una grande potenza evocativa. È su questo fronte che si avverte l’importanza della partecipazione, in fase di registrazione, di Malthus degli Hellsaw al basso. Ciò ha permesso alle due chitarre di dedicarsi esclusivamente alla creazione di melodie e momenti in grado di catturare l’ascoltatore: impossibile, ascoltando i brani che compongono il primo capitolo, non percepire l’aria fetida e opprimente, satura di muffa e umidità, delle segrete medievali. Le atmosfere cupe non vengono minimamente smorzate nemmeno nei pezzi più ritmati, dove al fraseggio delle sei corde si accompagna una sezione ritmica capace di alternare sfuriate di blast beat, come nel brano di chiusura “In Schwarz Gehüllt”, innegabilmente il più violento del disco, a parti mid-tempo ben cadenzate, ne è un ottimo esempio “Der Leichenfresser”, la cui struttura ricorda in alcuni passaggi centrali una ballata medievale.

Tutto questo è condito da testi rigorosamente in tedesco che riescono ad aumentare ulteriormente il potere evocativo dei singoli brani. In “Des Scharfrichters Pflicht” la Morte per tramite del boia diventa una sorta di liberazione da un’esistenza di pene e affanni, mentre in “Münzen Aus Gold” è difficile non immaginare lo spettro della Fame farsi strada tra campi distrutti dal gelo, mentre gli abitanti dei villaggi si assiepano davanti ai roghi dove le presunte streghe saranno mondate dai loro peccati con il fuoco.

I suoni di Kerker, Todt Und Teyfl non sono certo innovativi, ma ai Varulv va il merito di riuscire ad amalgamarli in modo convincente e soprattutto coinvolgente per l’ascoltatore, confezionando un disco completo sotto ogni punto di vista. Pur avendolo ascoltato innumerevoli volte, non mi ha ancora stancato e non ha evidenziato difetti evidenti. Con quello che, finora, è il loro miglior album in studio, gli stiriani hanno dimostrato che l’Austria non è solo walzer, sachertorte oppure il ricordo sbiadito dei favoriti di Francesco Giuseppe, ma può essere casa del metallo più nero.