VENOM – Eine Kleine Nachtmusik
«Ladies and gentlemen, from the very dephts of Hell… Venom!»: con questa presentazione si apre il monumentale live album Eine Kleine Nachtmusik, che con pezzi tratti da due diversi concerti (le prime dieci tracce registrate all’Hammersmith di Londra nell’ottobre del 1985 e le successive al Ritz di New York nell’aprile del 1986) immortala una band al massimo della sua forma. Molto meglio di qualsiasi raccolta, questo live è una perla sia per chi si avvicinasse al terzetto di Newcastle per la prima volta, sia per i fan di sempre che si vogliono godere le hit del gruppo tutte in un singolo compact disc.
Ascoltando l’album, la prima cosa che si percepisce è la potenza che la band riusciva a sprigionare dal palco attraverso gli amplificatori. Mantas massacra la folla con raffiche di riff e assoli in rapida successione, mentre Cronos annichilisce con la sua voce e devasta i timpani del pubblico con le pulsazioni del suo basso. A dare il colpo di grazia ci pensa la batteria di Abaddon, che come un rullo compressore devastante passa sopra il pubblico e non lascia superstiti. Il suono esce dalle casse pieno e potente, proprio come dovrebbe suonare un disco dei Venom: caciarone, ignorante e massiccio.
Penso sia superfluo soffermarsi ad analizzare la scaletta, come potrete vedere da soli è una cavalcata trionfale nella guerra contro Cristo. Come descrivere pezzi quali “Seven Gates Of Hell”, “Countess Bathory”, “Witching Hour”, “Black Metal”, “Warhead” o “Welcome To Hell” senza scadere nel già detto o nel banale? Signori, qui siamo dinnanzi alla storia del metal estremo. E questo live è un’antologia che andrebbe insegnata in tutte le scuole del mondo.
Passando ad analizzare la confezione, questa mia versione (l’edizione della Meat Recods del 2002) si presenta ricca e carica di contenuti. La copertina non fa gridare al miracolo, con il logo della band, il titolo e una foto del live. Una soluzione comunque molto old school e senza tante pretese. Il piatto forte però è contenuto nel libretto di dieci pagine, che oltre a essere strabordante di gustosissime foto dell’epoca racchiude anche una bella intervista alla band, ovviamente in inglese.
Per concludere questa recensione, ci tenevo a citarvi questo passaggio, la risposta che Cronos dà all’intervistatore che gli chiede come mai optarono per il titolo di un’opera di Mozart per il loro live: «Mettila così, eravamo dei giovani capelloni, black metal hooligan [espressione troppo bella per essere tradotta, N.d.A.] che arrivavano dal nord-est dell’Inghilterra, cos’altro potevamo inventarci di più irrispettoso per i critici musicali che non rubare il titolo di una sinfonia di Wolfgang Amadeus Mozart?».