VERATRUM – Mondi Sospesi
Gruppo: | Veratrum |
Titolo: | Mondi Sospesi |
Anno: | 2015 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Beyond Productions |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 41:06 |
Da queste parti si è fan dei Veratrum da tempi non sospetti: tra recensioni e interviste questo è il quinto passaggio della formazione bergamasca sulle pagine di Aristocrazia. E il nostro parere a riguardo del loro operato non cambia nemmeno questa volta: i tre (ora orfani del secondo chitarrista Caim) sono bravi. Punto.
Potremo non essere di fronte al disco dell'anno, potremo non avere tra le mani l'album che ci cambierà la vita, ma come al solito il lavoro funziona, non ha evidenti limiti né difetti ed è senza ombra di dubbio un prodotto solido. I ragazzi sono consapevolmente derivativi, il che significa — in modo affatto banale — saper comporre partendo da premesse evidenti, non stravolgerle, ma rileggerle in chiave personale e mettendoci del proprio. Musicalmente siamo sempre dalle parti dei Behemoth, dei Belphegor e di tutta quella schiera di ibridi death-black più o meno testosteronici e occulti: batteria triggerata a prescindere, riff spessi tanto ma allo stesso tempo orecchiabili, growl molto presente e qualche inserto di tastiera per rendere il suono più epico e magniloquente. Tutto questo viene poi ovviamente prodotto a puntino, con suoni pulitissimi e levigati, che permettono di riconoscere la benché minima variazione giocata dai Nostri, come sempre tecnicamente ineccepibili e assolutamente inappuntabili.
Per quanto riguarda poi il marchio di fabbrica personale, i Veratrum continuano lungo la strada inaugurata ormai cinque anni fa: tutti i testi sono in italiano (nonostante il libretto presenti delle precisissime traduzioni in inglese per ciascun brano) e sono ragionevolmente complessi, mai banali. Questa volta il lavoro si concentra sulle tematiche che ruotano attorno a Babilonia, e come già in "Sentieri Dimenticati", per chiunque volesse approfondire l'argomento, gli spunti sono notevoli: riti, profezie e quant'altro sono piacevolmente messi in versi e cantati da Haiwas senza posa, con la solita varietà di stili, dal growl ad alcuni piacevoli passaggi puliti.
Eppure non sono i testi l'unica peculiarità dei Nostri, poiché il registro del trio bergamasco si distanzia dagli altisonanti nomi di cui sopra (anche) grazie alla precisa scelta di rendere tutto "Mondi Sospesi" orecchiabile e di facile presa, quasi easy listening per un genere come il death metal. Specialmente per noi italiani, non sarà difficile imparare un ritornello e ritrovarsi a canticchiare versi qua e là, anzi, tutto il materiale ha un'evidente carisma che dal vivo potrebbe mostrare tutto il suo pieno potenziale; dico potrebbe perché negli anni — ahimè — non ho ancora avuto il piacere di vedere il gruppo su di un palco. Le tastiere chiaramente aiutano nell'economia generale, ingrossando i pezzi e donando loro un tocco epico e mai scontato, ma sono le chitarre a essere la vera chiave di volta dell'album, con le loro naturalissime incursioni in lidi che non esito a definire heavy metal ("Il Tempo Del Cerchio") per poi non fare prigionieri subito dopo ("Quando In Alto"), sempre ferma la matrice death metal più classica ("Canto").
Potrei andare avanti a lungo a tessere le lodi dei Veratrum e a sottolineare come troppa gente ancora non li abbia compresi appieno, tuttavia mi limiterò a dirvi di comprare il disco e ascoltarlo a fondo. Tra loro e i Soul Rape, il 2015 italiano si sta confermando all'insegna del death metal di qualità.