Vertebra Atlantis - Lustral Purge In Cerulean Bliss | Aristocrazia Webzine

VERTEBRA ATLANTIS – Lustral Purge In Cerulean Bliss

Gruppo: Vertebra Atlantis
Titolo: Lustral Purge In Cerulean Bliss
Anno: 2021
Provenienza: Italia
Etichetta: I, Voidhanger Records
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TRACKLIST

  1. Agoraphobic Solipsist
  2. Carnal Denouement
  3. Lustral Purge In Cerulean Bliss
  4. Altopiano Celeste
  5. Spiritual Onset
  6. I Saw Thee Quietly Inurned
  7. The Hermit Strums A Mournful Dirge
DURATA: 42:14

Dopo averlo inserito senza alcun indugio tra i migliori album italiani del 2021, è arrivato il momento di dare a Lustral Purge In Cerulean Bliss dei Vertebra Atlantis lo spazio di una recensione vera e propria. Un progetto nato inizialmente tra Gabriele Gramaglia (Cosmic Putrefaction) e Riccardo degli HomSelvareg, i Vertebra Atlantis sono diventati un trio con l’ingresso in formazione di Vrangr (Spells Of Misery, Bolvangar). Insomma, la prima cosa che somiglia a un gruppo, per Gramaglia, dopo anni di fiorente attività in solitaria, nonostante la parentesi Turris Eburnea con Nicholas McMaster (Krallice).

Come raccontato dallo stesso Gramaglia nell’intervista uscita a novembre, l’idea iniziale era quella di metter su un disco dark ambient a tema cosmico, ma dati gli ostacoli tecnici lui e Riccardo hanno puntato su un terreno più agile per le loro abilità. La musica è diventata black-death metal, più o meno atmosferico a seconda del frangente, mentre il tema cosmico è rimasto lì, a nutrire un concept fatto di esistenzialismo e concetti astratti.

Lo spazio esplorato dai Vertebra Atlantis, infatti, non è quello fantascientifico in senso stretto, ma è un concetto misterioso e perturbante. Qualcosa di più simile all’immaginario introspettivo di Tarkovskij che a quello pieno di astronavi della cinematografia statunitense. I testi raccontano di un viaggio interiore nel quale la realtà si reinventa in continuazione, una sorta di purgatorio esistenziale che sembra in linea tanto con le opere del maestro del cinema russo quanto con quelle di uno dei massimi poeti europei: quel Rainer Maria Rilke di cui compare addirittura un adattamento nella conclusiva “The Hermit Strums A Mournful Dirge”.

Se il piatto tematico è ricco, quello musicale non è da meno e incorpora tutti gli elementi con cui Gramaglia si è fatto un nome. Il death metal intricato e dissonante di scuola Ulcerate si vena di black metal, qui con risultati ancora più evocativi che in passato: complice un uso efficace delle tastiere, che non eccedono ma anzi sostengono il cattivissimo lavoro di chitarra che domina l’intera opera. Notevole anche il comparto vocale, con Riccardo che non si limita (si fa per dire, visto che picchia come una bestia) alla batteria ma aggiunge sfumature alla già ottima impostazione di Gramaglia.

Ne viene fuori un album pazzesco che non conosce cali di tensione ma che tiene, anzi, sospesi proprio come nel purgatorio terrificante dipinto da Vama Marga che campeggia in copertina. Difficile citare un pezzo più che un altro, dato che in Lustral Purge In Cerulean Bliss ci sono solo alti e niente bassi, mi limito a buttare là giusto “Altopiano Celeste”: brano strumentale di una bellezza spietata, nel quale più di tutti si sente l’eco degli Emperor. Posso soltanto sperare che i Vertebra Atlantis scrivano un seguito degno di questo debutto.