VIPÈRE – Douleurs
Già a leggerne il nome, Vetus Capra dà l’idea di essere qualcosa che vive a base di pane e kvlto. La minuscola etichetta di Nantes ha infatti all’attivo — stando al sito ufficiale — appena quattro band, tutte black metal, a cavallo tra tradizione, suoni raw e avanguardia. I Vipère sono già passati da queste parti con Sombre Marche, demo-EP di debutto uscito a inizio 2021 e che aveva fatto una buona impressione al mio collega. Il primo album del duo composto da Sans-Visage e Saros si intitola Douleurs e arriva in una veste molto ben curata nel suo essere minimale e DIY.
Così come un anno fa, la ricetta è sempre ricca ed eterogenea, con un black metal ferale e volutamente lo-fi, arricchito da varie soluzioni che offrono un certo dinamismo. L’iniziale “Aspic” si apre con la più classica di queste: gli arpeggioni acustici che sul finale assumono un tocco di medievaleggiante, elemento che — come altri e come nel primo EP — è presente ma non caratterizza in toto il lavoro del duo francese, che piuttosto amalgama un po’ di tutto per consolidare il proprio stile.
Nelle sette tracce — più una cover dei connazionali Epheles — c’è quindi un mix ben riuscito di black tradizionale e tagliente (“Haine D’Honneur”) e la sua controparte più melodica (un po’ ovunque), stacchi quasi punk con accordi secchi e grossi e classicissime parti in tremolo con le frequenze basse praticamente inesistenti. A spiccare su tutto ci sono alcuni tocchi interessanti come le tastiere di “Panique”, scheggia di appena quarantasette secondi, che aggiungono un qualcosa di cosmico, il flauto un po’ alienante di “Cheval” e lo scream disperato ed effettatissimo di Saros, che varia il timbro abbastanza da non risultare troppo omogeneo e stucchevole.
A giudicare dalla cura del booklet e dalle parole del bigliettino incluso da Sans-Visage, sarebbe molto interessante analizzare anche i testi di Douleurs, ma il mio francese è limitatissimo. Accontentati quindi di sapere che ci sono di mezzo morte, serpenti e incubi, accompagnati da illustrazioni a opera della band stessa.
Un plauso ai Vipère, quindi, per aver realizzato un’opera piuttosto personale. L’effetto che ha fatto al sottoscritto è lo stesso motivo per cui lo consiglio: un disco raw black metal che però non è un disco raw black metal, che probabilmente piacerà se non si è avvezzi a questo specifico sotto-sottogenere.