VISCERA/// – 2: As Zeitgeist Becomes Profusion Of The I
Gruppo: | Viscera/// |
Titolo: | 2: As Zeitgeist Becomes Profusion Of The I |
Anno: | 2010 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Frohike |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 45:06 |
Avevano mixato "Cyclops" su un supporto analogico come il nastro. Ora sembrano molto cambiati, sono passati tre anni. Il tocco che dava alla prima produzione una manciata di artigianalità è ora assente. L'orizzonte che avevamo definito su di loro è stato invertito. Che ci sia da rimpiangere l'originalità che li aveva contraddistinti nella scena italiana? Li caratterizzava un'aggressività superba che aveva aiutato a costruire attorno al nome Viscera/// una robusta immagine di band di punta italiana, riuscita ad affacciarsi contemporaneamente su diversi generi tra i quali grindcore, death e sludge metal. Ora hanno sviluppato le loro idee ulteriormente e il risultato è stato uno splendido e psichedelico post-doom metal impacchettato in un emblematico quanto ermetico titolo: "2: As Zeitgeist Becomes Profusion Of The I".
In quest'album sono presenti quattro canzoni per una durata complessiva di tre quarti d'ora. "Ballad Of Barry L." richiama lo stoner dei Kyuss ("Asteroid", "Space Cadet") fondendolo al moderno filone post-core, l'influsso pesante dei Morkobot si sente e l'ascolto si dirama su temi dal significato difficilmente intuibile: [alteramento della] percezione (?), autocoscienza ed emotività danno vita a una filosofia spinta nella metafisica. Conclude con la celebre quanto criticata frase di Anselmo d'Aosta «id quo maius cogitari nequit», ovvero «ciò di cui non si può pensare nulla di più grande». A cosa si riferiranno i ragazzi? Una divinità stupefacente? Forse la loro nuova dannata ispirazione.
Chi pensava di ritrovarsi lo stesso esperimento di "Cyclops" rimarrà ampiamente deluso, mi includo in questo gruppo di persone. Il grindcore è stato assottigliato per lasciare un semplice influsso -core a quella che è un'esperienza più onirica e rilassante che violenta. Alla dissonanza viene attribuita la qualità di rendere cacofonico e stordire l'ambiente creato minuziosamente dai chitarristi in "Hands In Gold", per lasciare irrompere nella traccia la ferocia brutale death-grind-core in dosi quantomai minori a "Few Years To Live" del mastodontico "Cyclops". I ragazzi sono più lenti e dolci a dispetto di quella violenta meccanicità che però erano riusciti a calibrare perfettamente. Per ricavare questa nuova natura organicistica hanno soppresso tutto ciò che nel 2007 li aveva resi immediati e graffianti. Dopo venti minuti di ascolto sembra essere oscillato tutto sotto gli stessi accordi con qualche variazione, tutto è perfettamente sottotono. L'ultima parte dell'album è una corposa fetta di mezz'ora, divisa per due tracce dai motivi più aspri e black metal.
Nonostante vi sia un tentativo di scalata su una superficie liscia e ripida, "Um Ad-Dunia" cade in una filastrocca che ha del grottesco, ma l'originalità viene classicizzata. La voce personalissima nonostante faccia molto black metal, scream da paura e di indubbia qualità, non viene messa in risalto rispetto alla parte strumentale, che inciampa su parti reputate da tutti come superate: un assolo che sembra una presa in giro, banalmente classico come una sorta di breakdown finale con un pizzico di crossover che sfigura l'abito precedentemente ricamato con maestria. "They Feel Like CO²" recupera alla grande, fornendo grinta, violenza e dando un epilogo pittoresco e spaziale fino a disturbare gravemente i timpani con rumori e distorsioni drone.
Ho amato lo split del side project di Mike B. (The Drop Machine) con i Quiet In The Cave, con la convinzione di ascoltare qualcosa di sganciato dalla formazione completa, questa ne è stata invece a mio avviso contaminata, quindi mi becco l'album psichedelico post-doom quando avrei preferito l'originale e rielaborata genialata di grindcore e sludge atmosferico. È una produzione terribilmente raffinata, ma l'artista non si può criticare quando decice di cambiare modo di fare arte, "2: As Zeitgeist Becomes Profusion Of The I" è una uscita valida ma inaspettatamente incompleta per chi aveva seguito con ardore il primo filone musicale inaugurato dai Viscera///. Al di là del nome sotto il quale è stata pubblicata, è tuttavia una delle migliori uscite post-metal del 2010. Auguro ai ragazzi un bel giretto impegnativo per l'Europa, assicurando a chi compra a scatola chiusa un piacevole ascolto; chi è appassionato di testi ne rimarrà doppiamente ammaliato, ascoltare per credere.