VOID 00 – Dopo Un Lungo Silenzio
Partiamo subito liberando il tavolo da potenziali equivoci: Void 00 non è un particolare tipo di farina con cui preparare pizze di male da lanciarsi vicendevolmente in faccia, eppure vedremo che è una descrizione che non si allontana molto dal vero. Intanto, possiamo dire che il nome della band marchigiana richiama quell’autentica voragine spaziotemporale che era ØØVOID, disco d’esordio dei maestri del drone Sunn 0))). Nonostante ciò, lo stile del primo lavoro uscito nel 2015 si muoveva su territori totalmente diversi, tra post-hardcore, sludge e una punta di doom. Sono passati cinque anni da allora, e la nuova fatica del quartetto si chiama non a caso Dopo Un Lungo Silenzio.
Il titolo, non so bene quanto volontariamente e quanto casualmente, sembra strizzare l’occhio alla celebre storia scritta da Tiziano Sclavi nel 2016 per il suo ritorno sulle pagine di Dylan Dog. Anche la copertina e il libretto a cura dell’illustratrice Laura Baldini, in prevalenza bianchi e dai contorni molto marcati, richiamano un immaginario da fumetto dell’orrore, aprendo la finestra su un mondo un po’ diverso da quello del debutto Void. Malgrado il lungo silenzio, tuttavia, l’onnipresente Dio Drone è di nuovo nel ventaglio di etichette che hanno pubblicato l’opera dei Void 00, stavolta insieme a Mother Ship e ZAS Autoproduzioni Records. Arriviamo così al disco.
Sei brani di chiara matrice post- ma, a parte questo ombrello generale, davvero poco attenti alle definizioni di genere. L’andamento sludge del pezzo di lancio “I Whisper To The Sky” viene infatti destabilizzato praticamente in tutto il resto dell’album, impedendoci di dare una definizione musicale chiara e inequivocabile di ciò che succede in Dopo Un Lungo Silenzio. C’è del doom, c’è addirittura qualche traccia di black metal, tuttavia quello che si può dire senza ombra di dubbio è che il vocalist Ciro Salemi sa come far notare le proprie urla con grande versatilità. Soprattutto grazie alla chitarra di Marco Cappannini il suono è assolutamente ipnotico e, addentrandoci nelle profondità dell’opera, iniziamo a sentirci come la figura in copertina: sulla soglia di un portale cosmico, attraverso le fasi lunari e in una sorta di resa dei conti con un dolore allo stesso tempo fisico e astratto.
Purtroppo, il comparto testuale non è ancora al livello di quello atmosferico e musicale, e questo aspetto emerge in alcuni punti leggendo il libretto, tra frasi un po’ incerte e pezzi linguisticamente confusi (nonostante il titolo dell’album, tutti i brani sono infatti in inglese). È sicuramente un lato sul quale i Void 00 potranno lavorare in futuro, costruendo su solide basi musicali verso una prossima uscita che speriamo non arrivi dopo un altro silenzio così lungo. Bello rivedere un’altra band del sottobosco post-sludge-quello che è italiano in azione, le auguriamo (come a tutti gli altri colleghi dell’ambiente) di poter tornare presto a calcare i palchi e portare il suo male in giro per l’Italia.