VOLAND – Voland | Aristocrazia Webzine

VOLAND – Voland

Gruppo: Voland
Titolo: Voland
Anno: 2008
Provenienza: Italia
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. Leningrad
  2. Generale Inverno
  3. Il Lago Dei Ciudi
DURATA: 16:06

Non è un caso che abbia scelto di iniziare la mia collaborazione in questo nuovo progetto occupandomi del gruppo che maggiormente mi ha colpito negli ultimi mesi, sto parlando dei Voland: duo bergamasco composto da Davide Forotti (voce) e Andrea Zappalaglio (tutti gli strumenti) all’esordio con l’ep autoprodotto Voland. Si tratta di tre brani disponibili solamente online e scaricabili gratuitamente su ReverbNation, incentrati su alcune drammatiche battaglie che hanno segnato la storia della Russia. La scelta di un nome quale Voland, parola con la quale Michail Bulgakov indica Satana nel libro Il Maestro E Margherita, rimarca ulteriormente la passione della band per il paese della Rivoluzione d’ottobre.

La colonna sonora che accompagna le vicende degli abitanti di Leningrado assediati dai Tedeschi, dell’esercito napoleonico durante la “Campagna di Russia” e del principe Aleksandr Nevskij è un black metal dalle tinte sinfoniche ed epiche, arricchito da inserti folcloristici russi e da campionamenti che catapultano l’ascoltatore direttamente sul campo di battaglia al fianco dei soldati. Agli assalti più diretti e violenti si contrappongono grandi momenti di pathos che raggiungono il culmine nel pezzo d’apertura “Leningrad”, in cui sembra di ritrovarsi in una stanza gelida e buia sotto i bombardamenti della Luftwaffe e le frasi cantate in russo contribuiscono ulteriormente ad acuire questa sensazione: atrocità, terrore ed eroismo si intrecciano così all’interno della stratiforme dimensione rappresentata dal conflitto bellico. La grande abilità dei Voland sta tutta nel rendere vivide e tangibili le narrazioni e le sensazioni, come se avessimo dinnanzi agli occhi una pellicola cinematografica.

Un plauso va fatto anche ai testi redatti in italiano, particolarmente curati e che invogliano all’approfondimento lirico e storico, cosa rara ma importante per definire lo spessore di musicisti che vogliano fregiarsi del titolo di artisti a trecentosessanta gradi.

Considerati i pochi mezzi a disposizione quanto realizzato dai Voland appare davvero eccezionale, in special modo perché lontani anni luce da qualsiasi eccesso barocco tipico di certo black sinfonico e questo permette di sorvolare in tutta tranquillità sulla freddezza e il distacco un po’ troppo accentutati della drum machine, che stona leggermente in un contesto così pregno di emozionalità e su di una produzione certamente migliorabile, ma che non inficia il lavoro finale. I margini di miglioramento sono davvero enormi e date queste premesse non mi aspetto altro che un capolavoro dal futuro album.