VOLTUMNA – Dodecapoli
Quando ci è giunta la richiesta di recensione da parte della Sleaszy Rider non ho avuto dubbi: dopo averli visti in azione durante la seconda edizione del Cult Of Parthenope Black Metal Fest, non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di scrivere dei Voltumna e del loro ultimo "Dodecapoli", uscito lo scorso anno. Mourning ci aveva già parlato della band, qualche anno fa, in occasione della pubblicazione del secondo album "Disciplina Etrusca", rimanendo piacevolmente soddisfatto dall'ascolto del disco e rilevando tutta una serie di elementi positivi che, a tratti, lasciavano ben sperare per l'avvenire della formazione. Eccoci qui, dunque, a fare i conti con quelle aspettative per il futuro.
I necroseguaci dell'antica divinità suprema del pantheon etrusco danno prova, in "Dodecapoli", di essere ormai giunti a maturazione completa: lo stile è personale e facilmente distinguibile dalla massa, il death-black metal dalla vena moderna incontra atmosfere a metà tra il sinfonico e il folk e il concept dietro l'intera opera ben si incastra con le sonorità proposte dal quartetto.
L'apripista "The Lion, The Goat, The Serpent" catapulta l'ascoltatore direttamente al centro della mischia, fornendo un buon esempio del sound sopra descritto, e la tensione difficilmente si allenterà: la strada verso la fine, infatti, sarà brulla e tormentata, nel senso, per noi, più positivo del termine ovviamente. Se "Itinere Inferi", ad esempio, ci offre la prova di come le melodie non manchino per nulla nelle creazioni dei Nostri, "Criterion Of The Groma" e "In Principium Tarquinii" mettono in mostra il lato più moderno dello stile del quartetto di Viterbo, passando dai blast beat ai breakdown, tra i riff delle chitarre monolitiche e gli inserti di strumenti folkloristici.
I Voltumna sono necromanti nel mondo del metallo estremo, mistici che rievocano attraverso i propri rituali sonori un mondo che ormai sopravvive solo nei ricordi di chi conosce la magistra vitae e in questa opera riportano in vita per noi una delle più grandi alleanze italiche: la Lega etrusca. Dodici tracce ben variegate, consistenti e di breve durata, e una scaletta che vanta una coerenza e una coesione interna notevoli: pochi minuti di differenza col suo predecessore, ma contenutisticamente sono stati fatti dei grandi passi in avanti. "Dodecapoli" è un disco al di sopra della media: gli amanti del death-black dalle venature folk saranno della mia stessa opinione, ne sono sicuro.