VORNA – Ajastaika
Gruppo: | Vorna |
Titolo: | Ajastaika |
Anno: | 2013 |
Provenienza: | Finlandia |
Etichetta: | Inverse Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
|
|
DURATA: | 53:48 |
Il sole ammanta di una luce fredda la distesa di neve. Si vede il solco lasciato da piedi umani sul manto bianco, ma non c'è più nessuno. Oltre il campo, una nera pineta. Altrove l'acqua di torrente scorre impetuosa tra le conifere, e la natura ammantata di grigio attende inerte l'alba di un nuovo giorno sui mille laghi della Finlandia. Queste sono le immagini che scorrono tra le pagine del libretto di "Ajastaika", il primo album dei Vorna. Voglia di natura incontaminata, nessuno scatto fotografico del gruppo, testi interamente in lingua finnica… Insomma, i tratti basilari del disco folk-pagan metal si colgono a colpo d'occhio e, se il comunicato stampa allegato al promo rivela poi che Vorna è un personaggio derivato dal folklore nordico, hai la certezza di aver centrato il genere musicale proposto ancor prima di aver sentito una singola nota. Resta da scoprire fino a che punto e con quanta convinzione i Vorna si siano spinti addentro l'intricata e sconfinata foresta che è il metal pagano.
"Ajastaika", pubblicato sul finire del 2013, è in realtà la summa di brani raccolti cammin facendo sin dalla fondazione del gruppo nel 2008, anni nei quali la proposta dei Vorna si è spostata, attraverso ceselli e rifiniture, dal suono estremo tipicamente black metal underground udibile nel primo demo a una sua versione più ripulita e melodica. La rotondità del suono ottenuta, che non tralascia nessuno strumento, è piacevole, e non mancano neppure riusciti interventi epici e accenni corali ma, nonostante la volontà di ricerca del dettaglio, la scrittura dei brani pare ancora priva di carattere. La melodia, che sovente soffoca la potenza primitiva tipica del black metal, solo di rado risulta davvero emozionante, e gli interventi di stampo folk, caratteristica essenziale della direzione pagan-folk alla quale il gruppo aspira, sono ancora pallidi e irrisolti. Succede che la batteria innesti d'improvviso un contro-tempo in grado di imprimere all'andazzo statico dei brani un sapore vagamente danzabile, ed è pure un bel sentire, ma troppo spesso la cifra folkloristica è suggerita da tiepidi bordoni sintetici di tastiera che già era duro digerire quindici anni fa in ambito "sinfonico", figuriamoci ora.
I Vorna mettono insomma già in mostra un'apprezzabile maturità tecnica, svilita però da carenze sul versante puramente creativo. Nella generale opacità del suono sono purtroppo ancora assenti la potenza visionaria e la competenza puramente melodica necessarie per suscitare davvero le emozioni primitive e i ricordi ancestrali propri del genere nel quale i Vorna si inseriscono. Così com'è, "Ajastaika" rimane un album di black melodico gradevole e prevedibile, con sporadici guizzi di pura inventiva. Sul tavolo in legno dello studio di registrazione c'è il "Kalevala", gli strumenti sono perfettamente accordati e la chitarra è appoggiata là a fianco della fisarmonica, un po' timorosa di ringhiare per davvero. La natura selvaggia e primigenia, invece, rimane confinata lì fuori oltre la finestra, insondabile e quasi irraggiungibile.