V:XII – Rom, Rune And Ruin: The Odium Disciplina
V:XII è il nuovo progetto di Daniel Jansson, già membro di varie realtà tra cui Culted, Deadwood e Blodulv attraverso le quali si è avventurato in diversi territori musicali che vanno dal metal estremo all’industrial e al dark ambient. Rom, Rune And Ruin: The Odium Disciplina riprende le diverse esperienze del musicista e le unisce in otto tracce di death industrial.
L’opera è caratterizzata principalmente da una densa e impenetrabile coltre sintetica dalla quale solo le urla diaboliche e le prepotenti percussioni distorte riescono a emergere. Fondamentalmente i brani non contengono altro e presentano solo piccole varianti di quanto appena descritto: un approccio decisamente minimalista che evidenzia tanto il fascino, quanto i difetti dall’album. La nota positiva è rappresentata dal sound: pesante, cupo e nero come il piombo, il che è molto probabilmente ciò che Jansson ha voluto ricreare. L’assenza di distrazioni o eccessivi cambiamenti costringe l’ascoltatore a prestare attenzione all’estremismo claustrofobico generale. Il rovescio della medaglia, però, è abbastanza palese: la scarsa varietà della musica alla lunga stanca, specialmente se la durata di alcune tracce va oltre i sette minuti senza riuscire a costruirsi una propria identità.
Buone le diverse ritmiche tra un brano e l’altro, sicuramente l’elemento più interessante, passando dalle tendenze doom metal di “Twining Rope” a pattern marziali, fino ad arrivare a momenti in cui sembra di sprofondare nel vuoto cosmico; tuttavia, se queste idee — per quanto valide — vengono riproposte fino allo sfinimento con un sottofondo di sintetizzatori pressochè costante, si perde gran parte del valore. Discorso simile per l’atmosfera complessiva che essenzialmente non fa altro che rendersi più o meno opprimente, riuscendo solo in poche occasioni ad apparire realmente degna di nota e non un mero accompagnamento in background; ed è un peccato, dato che i suoni creano un buon effetto tetro e soffocante.
Nonostante queste problematiche siano difficilmente ignorabili, Rom, Rune And Ruin non è un fallimento completo. Jansson tende a non variare troppo la formula, ma alcune scelte funzionano indubbiamente meglio di altre: l’intensificazione delle tendenze dark ambient in “Vánagandr”, i battiti soffocati di “B.A.H.F” e le imponenti percussioni distorte di “Maðr” e “Ururz” sono alcune delle soluzioni che tutto sommato riescono a salvare l’opera.
La prima uscita di V:XII riesce quindi a guadagnarsi la sufficienza con un po’ di fatica: è proprio perché la natura stessa di Rom, Rune And Ruin è così inaccessibile che la necessità di spunti interessanti si fa ancora più importante. Se al buon lavoro fatto a livello di atmosfera sarà affiancato un maggiore impegno in termini di creatività, in futuro potranno sicuramente uscire album migliori.