Wacht - La Mort

WACHT – La Mort

Gruppo: Wacht
Titolo: La Mort
Anno: 2019
Provenienza: Svizzera
Etichetta: Auric Records / Lia Dal Capricorn Nair
Contatti: Sito web  Bandcamp
TRACKLIST

  1. Pers
  2. Plövgia Sainza Guots
  3. Meis Ultim Let
  4. Istorgias
  5. Engiadina Sur Tuot!
  6. La Mort
  7. La Fossa Sül Sunteri
DURATA: 49:05

I Wacht sono passati su queste pagine un sacco di volte, perché oltre ai quattro album — compreso quest’ultimo La Mort — che hanno prodotto si sono mantenuti iper-attivi tirando fuori dal cilindro undici split, otto demo, due EP e una raccolta nell’arco di quattordici anni di vita. Fieri menestrelli dell’Engadina, una valle dei Grigioni in Svizzera, Steynsberg e soci continuano a cantarci le montagne, l’oscurità e la morte usando soprattutto la loro lingua, quel reto-romancio che si sta lentamente estinguendo, purtroppo.

Questa volta, però, i Wacht provano a re-inventarsi in forma di duo, svestendo i panni dei blackster duri e puri per assumere una forma tra il romantico e il neoclassico: Steynsberg si occupa sostanzialmente del pianoforte, mentre Evangelion mette sul piatto la sua singolare voce pulita; operazione complessa, soprattutto considerando che solo nel 2017 gli svizzeri sembravano essere in cerca di una dimensione black metal più internazionale.

La decisa virata convince molto per lo spirito, perché è palese che dietro questa musica ci sia un forte senso di comunità e di amore per le proprie origini; decisamente meno per la pratica, invece, perché scrivere un album per soli pianoforte e voce non è semplice, soprattutto se alle spalle non hai anni di conservatorio, una solida cultura d’ascolto e, ultimo ma non troppo, del talento. L’impressione, ascoltando La Mort, è che Steynsberg sia carente in qualcuna di queste voci; i quasi cinquanta minuti del disco scorrono con discrete difficoltà, vuoi per la lingua, bella ma di fatto incomprensibile senza una traduzione, vuoi per la quasi assoluta mancanza di varietà dello spartito musicale. Le dinamiche e le melodie del pianoforte sono piatte e ripetitive, mentre la voce di Evangelion, pur essendo interessante e versatile (lo abbiamo apprezzato sia da solista che nelle precedenti uscite dei Wacht), si lancia in improbabili ascese e discese, senza che il suo personalissimo timbro entri mai davvero in sintonia con l’essenzialità di ciò che gli fa da sfondo; mi sento di dire che neppure il missaggio e la masterizzazione di Mario Dahmen abbiano aiutato troppo

Peccato, perché dopo Korona era lecito aspettarsi dagli engadinesi un deciso passo in avanti nel contesto in cui si distinguono meglio, cioè il black metal. La Mort resta un esperimento a mio giudizio mal riuscito per tanti fattori, escluso il bellissimo packaging, che spero riporti presto in carreggiata una realtà interessante come quella dei Wacht.