WAR AGENDA – Propaganda
Con band del calibro di Sodom, Destruction e Kreator, giusto per citare i primi nomi che mi vengono in mente, la Germania è senza dubbio la patria del thrash metal europeo. Non mi sorprende, quindi, che anche i War Agenda provengano dalla Bundesrepublik. Il quintetto si presenta con una formazione pesantemente rimaneggiata nel secondo album Propaganda, uscito sulla francese Great Dane Records, dato l’ingresso di membri degli Ahl Sina, rispettivamente Moustafa Troll alla voce e Marcel Hauptmann al basso, e con Raafat Al Atasi a sostituire Nils Nortmeyer a una delle due chitarre.
L’artwork della copertina sembra rimandare al tema ottantiano della mutua distruzione assicurata, con il suo corollario di detriti, tute anticontaminazione, città in fiamme all’ombra di funghi atomici e bidoni di scorie nucleari. Il tutto condito da una buona dose di complottismo spicciolo, con un bell’occhio iniettato di sangue iscritto in un triangolo: Illuminati confirmed. I testi, tuttavia, risultano ben più attuali e calati nella contemporaneità. Si spazia dal cambiamento climatico con le devastanti conseguenze che in futuro avrà a livello sociale e geopolitico in “Chaos Invasion (2050)” fino alla guerra al terrorismo in “Plan B (Terror)”, passando per il crescente peso di posizioni apertamente xenofobe e razziste anche a causa della propaganda di odio diffusa dai media.
Più che alla scena tedesca, la cui influenza è comunque avvertibile qua e là, il thrash metal dei War Agenda guarda prevalentemente alla Bay Area e più in generale all’America settentrionale. “Sounds Of Oppression”, intro costituita da un lungo arpeggio, è seguita dalla title track, una bomba di thrash californiano in cui momenti al fulmicotone lasciano spazio a sezioni mid-tempo nelle quali a mio avviso la formazione dà il meglio di sé. Non è infatti un caso se sono proprio i tempi medi ben cadenzati a farla da padrone per l’intera durata dell’album: dettati da una batteria che forse non spicca per originalità, ma mai noiosa grazie all’inserimento al momento giusto di un tocco di doppio pedale o di piatti, costituiscono una base perfetta su cui i due chitarristi possono sbizzarrirsi alternando parti pulite e melodiche ad altre che chiamano a gran voce un mosh pit devastante. È così in “Silence Of Justice”, dotata di alcuni passaggi in cui il riffing sembra virare verso il progressive, oppure in “Apartheid”, brano in cui i Kreator di Cause For Conflict si fondono con gli Annihilator di Alice In Hell. Non mancano, però, episodi meno riusciti quali “Killer Disease (Alienated)” che nonostante un incipit promettente non decolla, trascinandosi faticosamente per quasi cinque minuti.
Nel complesso Propaganda è un disco più che discreto, variegato e in grado di offrire agli ascoltatori 45 minuti di thrash metal ben suonato e accattivante. I War Agenda riescono a riportare indietro le lancette dell’orologio di qualche decennio, facendoci tornare a cavallo tra anni Ottanta e Novanta, nel periodo in cui la Bay Area ha saputo offrire il meglio di sè. Non posso però fare a meno di rilevare che il cantato, decisamente troppo pulito per le mie orecchie, non sempre si amalgama bene alla struttura dei brani, risultando talvolta fuori posto.