WEDGE – Killing Tongue
Alle volte avere un'idea precisa di cosa attendersi da una band non credo sia per forza un male. Soprattutto se la proposta è valida, anche se innegabilmente figlia di un passato che ben conosciamo e amiamo.
Qualcuno potrebbe dire che ai berlinesi Wedge piace vincere facile, poiché la loro musica presenta tutte le molteplici declinazioni del rock anni Sessanta e Settanta che adoriamo. E in effetti potrebbe anche essere vero, d'altro canto però Kiryk Drewinski (voce e chitarra), Holger "The Holg" Grosser (batteria e voce) e David Götz (basso e organo) danno riprova di maneggiare e modellare quelle soluzioni e quelle atmosfere ultra note con sapienza anche in "Killing Tongue", seguito del gradito debutto.
Il nuovo disco, uscito quest'anno per Heavy Psych Sounds, possiede brani melodici e ritornelli orecchiabili quanto fiammanti e acidi al punto giusto, una combinazione mai così semplice e scontata da assemblare. Specialmente se la materia trattata è tenuta d'occhio oggi più che mai da una platea numerosa e appassionata, forse anche in parte modaiola. Gli ascoltatori si ritrovano comunque fra le mani un'opera ben composta da una compagine preparata e una scaletta che abbonda di hit quali "Lucid", "Tired Eyes", "Quarter To Dawn", "High Head Woman", "Who Am I?" e "Push Air" (sicuramente ottima dal vivo).
Tirando le somme, "Killing Tongue" risulta nostalgico e al contempo attuale. Gli Wedge non si limitano a omaggiare i grandi del passato, ma ne hanno appreso e fatti propri gli insegnamenti per accontentare le esigenze di chi ha vissuto quegli anni in presa diretta, chi li adora ancora oggi e in genere chiunque voglia buona musica nello stereo. E adesso il tasto «play» attende solo di essere premuto…