WHILE SUN ENDS – Exile
Gruppo: | While Sun Ends |
Titolo: | Exile |
Anno: | 2009 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 32:27 |
Gli While Sun Ends riescono finalmente a dare luce al primo demo, la cui uscita ha subito ritardi a causa di cambi di formazione continui (sostituzioni dietro al microfono) che ne hanno rallentato e stoppato la divulgazione. Risolto il problema e trovata l'ugola adatta, ascoltando i sei brani che compongono "Exile" troveremo una band che ha tanto da dire, ma che deve ancora trovare la propria identità.
Puntare sulla combinazione di post-metal, derivazioni metal-core e ambientazioni melancoliche derivanti da gruppi come Novembre o Katatonia potrebbe essere una valida scelta, se la cosa non risultasse alquanto complicata da realizzare e mettere in atto.
L'iniziale "Demain" è incantevole per la sua semplicità e l'incedere delicatamente dolciastro che la contraddistingue, figlia più di un alternative rock ricercato che di quelle variazioni e inserti metallici più ricorrenti, che prendono piede già dalla successiva "Revives". Qui iniziano i piccoli problemi, infatti questa seconda traccia quando riprende il movimento dell'apertura lento e suadente è perfetta; cosa che non si può dire della produzione che limita le chitarre, poco spesse e incisive, e di un cantato in growl che dissesta quasi straniante l'anima del pezzo.
Con "Shame" i While Sun Ends si scrollano per un attimo di dosso il vestito buono e lindo per concedersi una sferzata di adrenalina. Il brano non è male e trova una sua forma, il ritornello pulito ricorda (azzardato ma potrebbe starci come richiamo) lontanamente la vocalità della cantante degli Aghora; la cosa che non comprendo è la scelta del finale a scemare (malamente) in chiave doom, sin troppo fuori dagli incastri sinora attuati.
"Run" è un altro episodio con un'altra influenza che fra passaggi esagitati viene fuori: gli Opeth si mostrano chiaramente nell'incipit del brano, la piega da lì a poco cambia, puntando dritta verso lidi metal-core, per poi tornare a vivere l'intimità da cui è sorta.
Sembra mancare un ordine preciso al tutto: va bene il caos, tuttavia deve esserci una misura, una guida con cui muoversi al suo interno. Che la formazione abbia qualità non vi è dubbio, tanto che "Empty" nei suoi dieci minuti di durata — per quanto acerba e derivativa — è sicuramente la traccia migliore del lotto, quella che mette in risalto appieno il tentativo di concatenare più influenze (riuscendoci, anche se in parte), così come la conclusiva "Nature" sorprende per lo spirito settantiano e l'indovinato uso del mellotron e del moog come orpelli.
In definitiva, la strada da percorrere per gli While Sun Ends è davvero tanta, ci sono alcune decisioni da prendere obbligatoriamente, ad esempio dove convogliare la spinta artistica; inoltre serve una base che dia la possibilità di poter davvero comporre senza risultare dispersivi. Perchè per esempio non rinunciare al growl? È alquanto scontato, mentre la voce della cantante nell'interpretazione pulita è molto bella e andrebbe sfruttata e valorizzata, senza per questo escludere composizioni dalla dose metallica più evidente; inoltre le potenzialità tecniche dei ragazzi sembrano possede un ampio potenziale di sviluppo. Che si riorganizzino le idee, con la calma e un assetto adeguato i ragazzi troveranno la quadratura del cerchio che manca.