WHISKEY RITUAL – In Goat We Trust
Ma che bella mazzata questo In Goat We Trust dei Whiskey Ritual, proprio l’album che ci voleva! Questi ragazzi di Parma (tutti con esperienze in altri gruppi) sfornano un cd al fulmicotone, perfetto sia dal punto di vista della registrazione che dell’esecuzione tecnica.
Le coordinate stilistiche vengono apertamente dichiarate dalla band con l’apertura “Black’N’Roll”. Ci troviamo infatti di fronte a un ibrido tra il sound dei primi album dei Bathory e i lavori dei Motörhead, come se Lemmy e Quorthon (R.I.P.) si fossero ritrovati e avessero scritto questi pezzi con l’aiuto di una cassa di Jack Daniels e qualche riff snocciolato da Belzebù. I brani hanno un tiro allucinante e sono realizzati usando in pieno la struttura del rock’n’roll, con arrangiamenti derivati dal black metal. I testi sono dissacranti e perfettamente in linea con la parte musicale, se si esclude “Legione d’Assenzio” che sembra quasi un omaggio dannunziano. Pezzi top da ascoltare a ripetizione: “Black’N’Roll”, “One Million”, “In Goat We Trust” (presa in giro del motto degli Stati Uniti: “In God We Trust”) e “Whiskey Ritual”.
In definitiva possiamo dire che con questo debutto, ottimo sotto tutti i punti di vista, i Whiskey Ritual hanno voluto far capire che fa le cose maledettamente sul serio e possiamo dire senza esitazione che ci troviamo davanti a una band che ha tutti i crismi per spaccare i culi ad alti livelli. Un plauso anche alla neonata etichetta Lo-Fi Creatures che dimostra di voler sfornare prodotti ad alto livello sia dal punto di vista musicale che del packaging (il cd è arrivato in un bel digipak con un libretto ben realizzato, con foto e testi). Quindi in definitiva: se siete trve-evil-‘sticazzi e amate gli album registrati col fustino del Dixan e le voci che sembrano provenire dal Borneo, state lontani da questo lavoro, non fa per voi; se invece amate i cd con tiro pazzesco e volete una formazione che sappia suonare come Satana comanda, allora l’acquisto è d’obbligo. Un ultimo consiglio: andateveli a vedere dal vivo, perché se i pezzi suonano così in studio sul palco saranno una bomba.