WINDBRUCH – No Stars, Only Full Dark
Gruppo: | Windbruch |
Titolo: | No Stars, Only Full Dark |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Russia |
Etichetta: | Hypnotic Dirge Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 49:37 |
Sono passati più di tre anni da quando feci la conoscenza di Rodion Mikhailov (allora noto come I.O.) e del suo progetto solitario Windbruch grazie a "Collision Of The Worlds", un lasso di tempo notevole che mi aveva portato a dimenticare l'esistenza di questo gruppo russo. Eppure sono bastati un paio di ascolti del nuovo album "No Stars, Only Full Dark" per riportare alla mente ricordi vividi e positivi, segno che la musica mi aveva lasciato qualcosa.
Questi nuovi pezzi, registrati fra il 2009 e il 2012, proseguono sulla strada tracciata nell'esordio. Malinconia e approccio intimo pervadono le note e dominano la composizione, che tralascia sovente la forma canzone per dilatarsi spesso oltre i dieci minuti e assecondare l'umore dell'autore, passando senza soluzione di continuità da toni più aggressivi (mai esasperati) a dolci melodie, da umori sognanti a paesaggi ambient e suoni sintetici "spaziali" oppure gelidi (sullo stile di Coldworld); il tutto attraverso numerosi stacchi e ripartenze. Addirittura in "A City On Fire" non c'è alcuna paura nel toccare il filone doom-death, con il cantato che si fa ancora più profondo del solito, divenendo un vero e proprio growl; mentre in "Neswa-Pawuk" la voce diviene pulita ed eterea. Lo stesso black metal dal canto suo qui non è il "fine", ma un semplice mezzo (fra i tanti) utilizzato per lanciare un ammonimento (contenuto nel retro del libretto), con l'ausilio di forti dosi di post-rock: se continueremo a sfruttare selvaggiamente il nostro Pianeta, i doni di Madre Natura si esauriranno e il futuro sarà privo di stelle e oscuro. Fortunatamente il messaggio è stato stampato in inglese, così come il titolo dell'album e dei brani, in maniera tale da consentire anche a chi non mastica il cirillico di cogliere frammenti lirici importanti.
Come già per il disco precedente, anche questa volta emerge una predilezione per soluzioni semplici, spesso ripetute con minime variazioni, riducendo il contributo della tecnica. Se la logica e la razionalità dovessero guidare in esclusiva il giudizio su questo lavoro, allora dovremmo parlare di musica semplicistica e priva di variazioni. "No Stars, Only Full Dark" al contrario è un viaggio emozionale introspettivo, non perfetto ma personale, alla cui guida c'è il cuore e non il freddo intelletto, perciò dovrete sintonizzarvi su queste coordinate per poterlo apprezzare. Il consiglio è di godervelo come un flusso unico, senza vivisezionarlo in singole parti, perché perdereste completamente la "poesia".