WOLOK / ROTTING HEAVEN – The Anatomy Of Madness
Gruppo: | Wolok / Rotting Heaven |
Titolo: | The Anatomy Of Madness |
Anno: | 2017 |
Provenienza: | Francia / Russia |
Etichetta: | Death Knell Productions |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 43:53 |
Due gruppi uniti nel lodevole intento di mostrarci nientemeno che la natura anatomica della follia: Wolok, Rotting Heaven e l'album intitolato "The Anatomy Of Madness". I primi passarono già da queste parti tre anni fa all'alba dell'uscita di "The Silver Cord", mentre dei secondi (russi e con una decade di attività alle spalle) il sottoscritto non sapeva nulla; purtroppo pare che questa opera abbia rappresentato il canto del cigno per i Rotting Heaven e quindi non potrò seguire future evoluzioni. Tant'è, vorrà dire che per ora mi limiterò a sviscerarvi lo split in oggetto.
Il disco si apre con la metà a cura dei Wolok, i quali ci presentano tre pezzi profondamente insani, alienanti, con strutture sperimentali tanto disarmoniche da risultare quasi fisicamente disturbanti; un vero e proprio compendio di rabbia malsana che — invece di deflagrare — striscia e si contorce in un bassofondo di torbida morbosità morale. Non aspettatevi scenografiche esplosioni di delirio, bensì incessanti, subdoli e incalzanti attacchi alle sinapsi dell'ascoltatore: la melodia diviene quasi uno strumento di tortura, le ritmiche cadenzate sono il passo di tante truppe deformi che lasciano al loro passaggio solo resti di acidi roghi, l'effettistica sintetica è una nube di gas nervino che avvolge ogni cosa e la voce — nella sua fredda e malata inumanità — è un veleno che corre silenzioso nel sistema circolatorio fino ad arrivare ai centri vitali.
La proposta dei Wolok è un lento ma inarrestabile processo di liquefazione, un annientamento di ogni più piccolo barlume di coscienza o di umana lucidità. Più di ogni altra cosa stupisce come il trio d'oltralpe si dimostri in grado di serrare in una morsa di fredda angoscia la psiche dell'ascoltatore, di stuprarla e ridurla all'impotenza senza far uso di soluzioni particolarmente violente: davvero pericolosissimi.
La seconda parte di "The Anatomy Of Madness" è formata da altri tre episodi partoriti questa volta dalla creatività deviata dei Rotting Heaven. Il gruppo russo ci propone un suono più classico, sebbene tale termine sia abbastanza fuori luogo: la base è un Black Metal pesantemente contaminato, estremamente tagliente e gelido, ottimo allievo della scuola Mysticum, cinico, meccanico e rigonfio di una caustica effettistica elettronica che nebulizza insania tutt'intorno.
Come contraltare alle strazianti pulsioni subliminali dei Wolok, i Rotting Heaven assaltano i bastioni delle nostre difese psichiche con l'artiglieria pesante, con il fuoco distruttore dell'odio e con la violenza inarrestabile di un esercito di orrori blasfemi animati dalla quintessenza dell'empietà, ed è soltanto questione di tempo prima che essi riescano a impossessarsi dell'ormai annientato ascoltatore. Quest'ultimo viene brutalmente trascinato sull'orlo di un nero abisso dal quale fuoriescono tanfo di sangue rappreso e le sghignazzanti urla dei suoi oscuri abitanti: il malcapitato è costretto a fissare a lungo nel cuore del suddetto abisso prima di venirvi scaraventato dentro a patire i tormenti eterni della più totale alienazione.
Avrete a questo punto capito che il lavoro in questione non è un decalogo del galateo né un'epopea pregna di buoni sentimenti ed eroismi, ma è esattamente ciò che si propone di essere: un'opaca, fumante, distruttiva e impietosa apologia della follia; un disco di certo non piacevole, non adatto al relax e difficilmente utilizzabile come sottofondo per serate romantiche. "The Anatomy Of Madness" è un album per menti salde e per stomaci forti, un ritratto crudele ma veritiero delle peggiori pulsioni che possono scaturire dai più abietti anfratti della mente umana: ora che siete stati adeguatamente informati, fate la vostra scelta.