WOWS – Ver Sacrum
Come abbiamo visto anche su Aristocrazia, sono stati cinque anni molto vivaci per il mondo del post-metal atmosferico dall’uscita di AION, l’esordio dei veronesi WOWS. Questa lunga attesa è stata parzialmente smorzata dall’EP Holy The Abyss, in cui il chitarrista Matteo Baldi (attraverso il monicker solista Golden Heir Sun) ha dato spazio alla parte più drone di questa creatura. Con Ver Sacrum si torna invece al sestetto oscuro che tanto aveva incuriosito l’ambiente ai tempi del disco precedente.
Stavolta tocca a ben quattro etichette — e che etichette! — collaborare per la pubblicazione di quest’album molto atteso, mentre è stato confermato l’affidabile Paolo Girardi per l’incredibile lavoro di copertina. Un artwork che in effetti mette in scena alcune delle caratteristiche di Ver Sacrum: un disco nel complesso meno ipnotico del suo predecessore, bensì più notturno, apocalittico, diretto.
La opener “Elysium” accompagna l’inizio del rituale, il calare delle tenebre, l’ingresso nell’aldilà, con i sussurri dell’ospite Giulia Parin Zecchin (Julinko, altra grande rivelazione del mondo oscuro italiano degli ultimi anni) e la tastiera di Kevin Follet; da qui, gli WOWS cambiano pelle. Blast beat a cannone e la voce sporca di Paolo Bertaiola caratterizzano “Mythras”, un brano che ci ricorda che il mondo è sull’orlo della distruzione, sotto un cielo infuocato e minaccioso che segnerà presto la fine dell’umanità. L’andamento a tratti prog con momenti anche da Tool, che si era fatto notare in AION, si sposta sul sedile posteriore in Ver Sacrum. Il sestetto ha voluto concentrare in circa quaranta minuti tutta la propria creazione, senza strafare, trovando un nuovo equilibrio tra gli elementi più atmosferici (come la succitata “Elysium” e “Vacuum”) e quelli più pesanti (“Lux Æterna”, che profuma parecchio di Cult Of Luna e altri esempi di altissima scuola del genere).
Riprendendo il tema della primavera sacra tra le popolazioni italiche pre-romane, il rituale degli WOWS si conclude con la resurrezione accompagnata dalla voce solenne di Bertaiola e dai ritmi ossessivi scanditi dalla batteria di Fabio Orlandi, l’acquisizione di una nuova consapevolezza con cui avventurarsi nel mondo esterno alla ricerca di luoghi sconosciuti. Con Ver Sacrum, il sestetto veronese si conferma una delle giovani realtà più intriganti sul versante atmosferico del post-metal europeo.