XCIII – Like A Fiend In A Cloud | Aristocrazia Webzine

XCIII – Like A Fiend In A Cloud

 
Gruppo: XCIII
Titolo: Like A Fiend In A Cloud
Anno: 2013
Provenienza:  Francia
Etichetta: Naturmacht Productions
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TRACKLIST

  1. Reverie Nocturne
  2. Bal Macabre
  3. Hibernal Sadness
  4. Feathers
  5. Autums Call
  6. Perpetual Place
  7. Bal Macabre – Epilogue
  8. Like A Fiend In A Cloud
DURATA: 48:17
 

Tante cose si possono dire dei nostri cugini oltralpini e probabilmente un italiano, di quelle tante cose, ne sceglierebbe molte non proprio positive, ma una caratteristica che non si potrà mai negare ai Francesi è la delicatezza. La delicatezza nei modi, nel linguaggio, e in questo caso nel fare musica. "Like A Fiend In A Cloud" è il debutto, dopo diversi anni di gavetta, un demo e uno split, del trio di Nizza XCIII. In caso vi steste chiedendo cosa significhi «icscìiii»: è la scrittura romana del numero 93, che Internet ci dice preso a significare il componimento baudelairiano "A Una Passante".

Fatta questa premessa, vi sarà facile intuire che stiamo parlando di una proposta musicale estremamente malinconica, pregna di uno spleen irrinunciabile e da ascoltare in grigie giornate piovose. Niente estremismi, nessun passaggio graffiante: per quanto la matrice di genere possa (lontanamente, vagamente, sommessamente) farsi risalire al metal estremo, stanti alcuni passaggi in scream ("Bal Macabre" e la titletrack) e qualche accenno di chitarra un po' arrabbiata, ci troviamo di fronte a un disco per tutti, di facile assimilazione, ma non per questo banale, anzi. Chiariamo subito: l'album non è perfetto, al contrario presenta alcuni difetti di fondo, in particolar modo la batteria (elettronica) non sempre all'altezza e qualche momento eccessivamente slegato dal contesto (l'intro, o anche la parte centrale di "Bal Macabre – Epilogue" in cui la voce rimane quasi assoluta protagonista, a discapito di una strumentazione eccessivamente rarefatta), ed è ancora ben lungi dal potersi dire artisticamente maturo, ma sono tutti elementi che senza dubbio con il tempo la band potrà elaborare, rivedere e migliorare.

Ciò che importa è che i XCIII, a discapito della giovane età e della relativamente breve esperienza sul campo, sono già in grado di definire un proprio percorso, una propria personalità: un metal atmosferico che metal quasi più non è a livello formale, ma che alle proprie radici è saldamente ancorato contenutisticamente. Non è quindi con sorpresa che sentiamo spuntare i già accennati momenti di scream, o che la titletrack rappresenti un appesantimento generale dei suoni, con ritmiche più claustrofobiche e pressanti e una chitarra perennemente presente, di derivazione vagamente katatonika, tuttavia senza mai pigiare davvero sull'acceleratore. Eppure, nonostante questi elementi, i Francesi non rinunciano a tastiere pressoché immancabili, a foschi sussurri e a un enorme utilizzo del cantato pulito, sia in inglese che madrelingua.

Come se non bastasse, abbiamo anche un brano di evidente alcestiana memoria, che a mio personalissimo parere è anche il più particolare, nonché migliore del lotto: "Autums Call" (cui credo manchi una «n» per errori tipografici), in cui alla chitarra acustica, alle tastiere e al cantato pulito si aggiunge… un fischiettio. Nulla di più semplice, di più facile (di più hipster e trendy), eppure un semplice tocco rende il brano riconoscibile e personalissimo, nonostante detto facile rimando a "Tyr Nan Og" dal mai troppo celebrato "Souvenirs D'Un Autre Monde". Solo qualche anno è passato che Neige già si è rovinato, mentre i XCIII, pur su coordinate personali e diverse, si presentano al mondo.