zagara - DUAT

ZAGARA – Duat

Gruppo: zagara
Titolo: DUAT
Anno: 2022
Provenienza: Italia
Etichetta: Overdub Recordings
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TRACKLIST

  1. Maat
  2. Quello Che Ha Un Peso
  3. Se Ha Fame
  4. Apophis
  5. Pezzi Di Ossa
  6. Illuminami
  7. Il Giardino Dei Tarocchi
  8. Amnesia
  9. Sole E Timo
  10. Lago
DURATA: 34:40

Quando si pensa alla zagara, probabilmente Torino è l’ultima città con cui si assocerebbe questo fiore, dal momento che nella nostra mente tendiamo a collegarlo con zone più calde, magari lambite dal mare e inebriate dal profumo delle arance. È arrivato il momento di sovvertire questo paradigma, grazie all’omonima band torinese che qualche mese fa ha pubblicato DUAT, sotto l’egida della Overdub Recordings.

La prima cosa che salta all’occhio scorrendo i titoli dei brani sono i continui rimandi all’antico Egitto, a partire dal titolo: infatti duat era il termine con cui gli Egizi indicavano l’Aldilà, spesso rappresentato come una stella racchiusa da un cerchio, il che potrebbe in parte spiegare come mai la band abbia scelto come logo proprio una zagara incorniciata da una linea circolare. Un altro elemento che ci riporta alla Valle del Nilo e dintorni è la scelta di intitolare due tracce “Maat” e “Apophis”, rispettivamente la divinità egizia dell’ordine e quella del caos.

Con queste premesse, ci si potrebbe aspettare un concept album dedicato all’antico Egitto, magari pregno di quelle melodie che Karl Sanders dei Nile tanto ama sviscerare nel suo progetto Saurian Meditation. Ebbene, non è questo il sentiero che gli zagara hanno scelto di percorrere: DUAT mostra fin dal primo ascolto un’anima assai complessa, ricca di suggestioni e influenze che rendono l’album molto sfaccettato, ma non per questo poco scorrevole all’ascolto. Se alcuni brani lasciano maggior spazio alla psichedelia, creando atmosfere oniriche che sembrano riportare ai deserti popolati da strane creature di Dalì, altri invece danno sfogo a un maggior impeto, che il gruppo sceglie di declinare con riff piuttosto fuzzy, portandoci quindi sulla via dell’alternative rock e del grunge. Non mancano inoltre alcune sequenze dove viene richiamato l’industrial-noise, grazie alle tastiere che però non risultano mai troppo invadenti.

L’aspetto musicale rende DUAT un’opera già di per sé godibile, tuttavia a mio avviso il fiore all’occhiello di questo opus sono i testi: infatti gli zagara sono riusciti a plasmare tematiche affascinanti ma piuttosto circoscritte, come la cosmogonia egizia o le carte, per offrire il proprio punto di vista in merito a questioni che possono attanagliare ciascuno di noi. In questo modo, ad esempio, un’ipotetica persona amata irraggiungibile viene paragonata alla dea Maat; il tentativo di distaccarsi dalle questioni mondane, invece, diventa una sognante passeggiata all’interno di un fantomatico “Giardino Dei Tarocchi”, mentre “Sole E Limo” sembra paragonare la mente stessa alle piene del Nilo.

All’interno di DUAT, insomma, non mancano né la forma né la sostanza; si tratta di una piccola perla nascosta che andrebbe annoverata tra gli ascolti introspettivi di chiunque, in particolare se si apprezzano certe sonorità oniriche o se si è semplicemente alla ricerca di un disco da ascoltare al tramonto, quando ci si augura che il tedio della giornata appena trascorsa voli via con la leggerezza di una piuma.