ZOË – Back Into The Light
Sei anni dopo Raise The Veil, i francesi ZOË tornano alla luce e arrivano all’encomiabile traguardo del quarto album con Back Into The Light, un lavoro con un’intenzione di base prettamente stoner che va a mischiarsi con una dose massiccia e corposa di hard rock, dalle tinte sia moderne (mi vengono in mente i Wolfmother) che settantiane e ottantiane. Il risultato sono dieci tracce intense ed energiche ma allo stesso tempo incredibilmente leggere.
Back Into The Light è un disco da ascoltare e riascoltare, non perché un primo approccio non sia sufficiente a coglierne le sfumature ma semplicemente perché dà dipendenza. Non lo definirei imprescindibile, tuttavia approcciarsi a un genere di questo tipo senza risultare la fotocopia di qualche altra band o scadere nel banale è impresa non semplice e i quattro di Calais meritano per questo lodi e onore.
Nominare i pezzi migliori del disco è un’impresa che mi coglie impreparata, visto che si tratta di un’ondata di adrenalina in piena regola. Non credo che ci siano anelli deboli in questa catena, solo brani indipendenti legati da un filo conduttore molto spesso e un gusto con evidenti richiami a quell’hard rock americano di ottima fattura che prima o poi, volenti o nolenti, tutti ci troviamo ad ascoltare. La title track è quella che funge da pezzo introduttivo e da lì è tutto un susseguirsi di riff ciccioni, strofe melodiche e voci pulite qui, più graffianti là. Dal mio personale punto di vista, particolarmente degna di nota è la coda finale con il tributo a Lemmy di “Band Of Brothers” e “Cut Class”. “In Praise Of Laziness” merita infine la nomina a pezzo che parla di me, ed è arricchito di ritornelli che pescano a piene mani persino dal pop-punk degli anni Novanta.
Se volete una quarantina di minuti tutti per voi in cui recuperare le forze o se state cercando un disco che vi dia la motivazione per fare qualsiasi cosa dobbiate fare, Back Into The Light è l’opera per voi: vi assicuro che lo farete ripartire a manetta più o più volte. E bravi, ZOË.