HUMM – Sanctuary
Gruppo: | Humm |
Titolo: | Sanctuary |
Anno: | 2016 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Via Nocturna |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 54:58 |
Terminata l'avventura con i Furor Gallico nel 2014, Fabio Gatto si è dedicato a ben due nuove realtà, entrambe appartenenti al mondo Post-, seppur in ambiti diversi. Oggi parleremo della seconda uscita con il progetto più incline alla dimensione estrema: gli Humm.
"Sanctuary" si presenta come un lavoro Post-Black Metal, tuttavia le tracce mostrano chiaramente la volontà di inserire varie influenze per donare una propria personalità al tutto. Ci si trova quindi ad ascoltare un disco in costante evoluzione, un'evoluzione che comunque viene gestita in modo da mantenere il giusto equilibrio tra sperimentazione e omogeneità del sound. Si tira in ballo lo Sludge in più di un'occasione, in particolare prima in "Ashen Blaze" e successivamente in "Weeping Hermione", che aggiunge un tocco Stoner neanche troppo velato; non ci si fa neanche problemi a ispirarsi a gente come i Mastodon in "He Sank Into The Scented Undergrowth" e in qualche modo i Darkestrah e Burzum nella conclusiva "Bird Of Prey". La più sorprendente risulta però "And So She Wanders", che riesce a inserire una leggera vena psichedelica nella sua prima parte, per poi trasformarsi improvvisamente in un pezzo Rock-Blues nella seconda; esperimento che inizialmente lascia un po' perplessi, ma che riesce a farsi apprezzare dopo qualche ascolto.
Al di là di questi elementi che sicuramente rendono varia la scaletta, il cuore dell'opera rimane ancorato a una visione discretamente personale del Post-Black, fatta di sensazioni torbide perfettamente rappresentate da episodi quali "A Graveyard Of Stars" e ancor più dalla veste grafica a opera del fratello Dario, compagno di viaggio di Fabio negli Ein Sof e recentemente entrato anche negli Humm. Gli intrecci tra voci pulite sognanti e uno scream sufficientemente maligno sono uno dei punti di forza del disco: riescono pienamente a descrivere la coltre di nebbia che permea l'album e che — pur lasciando trasparire qualche raggio di luce — tinge gran parte dell'ascolto di grigio. Altra nota di merito va alle composizioni: ben strutturate e spesso orecchiabili, specialmente per quanto riguarda le chitarre, e capaci di regalarci qualche bel momento anche tramite il basso.
L'unico problema è che talvolta i brani tendono a dilungarsi eccessivamente, come accade nelle battute finali in cui un godibilissimo riff prettamente Black Metal — che onestamente è uno dei miei preferiti di tutto il lavoro — viene riproposto in continuazione senza alcuna variazione, diventando sempre meno efficace. In generale qualche minuto in meno avrebbe senza dubbio giovato a "Sanctuary": non avendo veri e propri difetti, è un peccato ritrovarsi pericolosamente vicini alla noia. Altra piccola questione è data dalla batteria elettronica, il cui suono freddo e meccanico non aiuta nei frangenti più ripetitivi.
In conclusione, "Sanctuary" è un disco decisamente sopra la media, in grado di rendersi interessante sotto diversi aspetti e di andare oltre la mera riproposizione dei soliti nomi; per questo motivo mi sento di consigliare gli Humm a chiunque sia alla ricerca di suoni personali e vicini al panorama estremo.