LENTO – Anxiety Despair Languish
Una volta i Lento erano ispirati dai grandi nomi dell’ambito “post”, adesso i Lento sono quelli che potrebbero ispirare i nuovi che avanzano. La formazione nostrana è matura, ambiziosa e con le palle quadrate, lo dimostra la terza fatica Anxiety Despair Languish, a un anno di distanza da Icon. In mezzo c’è stato anche il tempo di dare spettacolo dal vivo, registrando l’album Live Recording 8.10.11, che si distacca in parte da quelle sonorità per affrontare una nuova avventura sempre e unicamente strumentale.
L’approccio sonoro così vivido e volutamente “live” della loro proposta non è mai stato tanto claustrofobico. Non è andata perduta una sola briciola della potenza contenuta nei lavori passati: “Death Must Be The Place” e la successiva “Questions And Answers” sembrano essere lì apposta per farcelo presente. Eppure il feeling armonico e le fasi rilassanti in questo campo minato non sono del tutto assenti, “Glorification Of The Chosen” e “Blackness” ne sono chiari esempi; non tralasciando il fatto che disseminati nelle tracce appaiono interventi acustici e frangenti di stasi apparente a livellare un clima torbido e cupo.
Anxiety Despair Languish si diverte come fa il gatto con il topo, lo intimorisce e perseguita sino a bloccarlo, portandolo a compiere movimenti maniacali prima di finirlo. Gli attimi d’aria concessi sono soltanto vane speranze infrante dalla pressione e dalla seducente capacità di portare al limite l’ascoltatore tramite l’utilizzo di sintetizzatori che acuiscono quella sensazione ossessiva. L’operato di Paolo Tornitore è fondamentale in canzoni come “Anxiety Despair Languish”, “The Roof”, “Underbelly” e “Blind Idiot God”, anche se la sua presenza è riscontrabile in altre occasioni, si veda la collaborazione in fase di creazione a quattro mani del brano “Unyielding, Unwavering”.
Viene da chiedersi: Anxiety Despair Languish è il completamento di un ciclo? I Lento continueranno a evolversi o proseguiranno su questa strada, puntando alla perfezione prima di cambiare rotta nuovamente? A entrambe le domande rispondo con un “non lo so”, ciò di cui sono estremamente certo però è che questo nuovo disco è quello che si può definire un capolavoro. Starò esagerando? Se vi dovesse sembrare così, prima di attaccarvi a quella parola, inseritelo nello stereo, ascoltatelo mille volte, sviscerandolo, e magari potreste anche giungere a un accordo con la mia visione.
Questa è decisamente una di quelle occasioni nelle quali il motto italians do it better andrebbe scritto a lettere cubitali. Per coloro che amano il genere l’acquisto è d’obbligo.