DWARROWDELF – Of Dying Lights
L’associazione tra heavy metal e letteratura fantasy è ormai fenomeno talmente conosciuto e sdoganato che le possibilità di incrociare sul proprio cammino una produzione in qualche modo innovativa sono obiettivamente scarse. Trovare, invece, artisti genuinamente appassionati a queste due componenti, che riescano a dare il proprio, sincero, contributo alla causa senza velleità da precursori, non è poi così impossibile. In questa seconda casistica va collocato, a mio parere, Tom O’Dell con il suo progetto solista Dwarrowdelf, ora sotto la nostrana Flowing Downward (spin-off della Avantgarde) alla quale dobbiamo la pubblicazione di Of Dying Lights. Seguito del primo, e ben accolto dalla critica, The Sons Of Fëanor, il nuovo capitolo del musicista inglese prende in parte le distanze dal predecessore, rimanendone comunque un erede spirituale.
Se nell’esordio il legame con i maestri austriaci dell’epic black metal Summoning era quanto mai evidente, in questa sede, invece, si percepisce il desiderio di cominciare a distanziarsi e intraprendere una strada leggermente più personale. Abbandonata la voce in scream a favore del cantato pulito, le sette canzoni che troviamo in Of Dying Lights rappresentano ugualmente la perfetta colonna sonora per un viaggio nella Terra di Mezzo. Atmosfere e suggestioni delle opere Tolkieniane emergono costantemente durante l’intero disco, così come nei testi, intrappolando la fantasia dell’ascoltatore in un mondo fuori dallo spazio e dal tempo.
Nell’arco dei cinquanta minuti abbondanti di musica qui presenti, l’artista inglese alterna parentesi che strizzano l’occhio al puro dungeon synth (“The Year Of The Trees” ne è il perfetto esempio) a sezioni nelle quali sono le chitarre distorte e i ritmi sostenuti a diventare nuovamente i protagonisti. Seppur godibili anche presi singolarmente, dopo alcuni ascolti risulta evidente come i diversi tasselli siano stati pensati per vivere in simbiosi, unica condizione nella quale riescono a esprimere pienamente il proprio valore. La conclusiva “Home Of The Dead” è forse l’unica eccezione: una sorta di tributo alle due formazioni, Summoning e Sojourner, che più hanno contribuito e influenzato la stesura di questo album. Un riuscito incrocio tra “Land Of The Dead” degli austriaci e “Homeward” dei secondi, nel quale le parti cantate si riallineano al black metal tradizionale e che rappresenta la degna chiusura della strada percorsa fino a qui.
Scorrendo le note del libretto, ci si accorge che l’omaggio al gruppo di origine neozelandese non è casuale, dal momento che la produzione del disco è stata curata appunto da Mike Lamb (già membro dei Sojourner) e tra gli ospiti alla voce troviamo Chloe Bray (anche lei nei Sojourner), oltre a Jack Reynolds dei conterranei Asira. Un album suggestivo, ben composto e prodotto, nel quale a mio avviso stonano solo i suoni della batteria campionata, decisamente plasticosi anche rispetto agli standard del genere, e una copertina forse troppo canonica. Netto passo avanti nei confronti dell’esordio, Of Dying Lights non avrà comunque difficoltà a fare breccia tra gli amanti dell’epic black metal, che riconosceranno in Dwarrowdelf un progetto meritevole di attenzione anche in chiave futura.