ICED EARTH – Festivals Of The Wicked
Quando un gruppo che è stato tacciato di poca varietà musicale partorisce un triplo live come "Alive In Athens", c'è poco che si possa fare per replicare la possanza dell'esecuzione. È vero, gli Iced Earth non saranno il migliore esempio di genialità compositiva e l'abbiamo notato con tutta la produzione finale con Barlow, ma la performance degli americani registrata in Grecia, oltre a essere un mattone musicale di notevole spessore, è sicuramente una prova da ricordare per precisione e qualità. Parlare quindi di un altro concerto degli Iced è molto arduo, perché è facile cadere nella tentazione di paragonare i due prodotti.
Nella sua somiglianza, però, questo disco (pubblicato anche sotto forma di DVD) funge quasi da confronto fra i due cantanti che si sono alternati prima dell'arrivo del nuovo Stu Block: il sommo Matt Barlow, volto e voce storica del gruppo di Schaffer, e Tim "Gallinella" Owens, ex frontman dei Judas Piest, dalla quale icona non solo ha preso la tamarragine, ma anche i notevoli acuti spacca-orecchie. Il disco è composto da dodici tracce che attraversano un po' tutta la carriera della band e accavalla i due cantanti con esibizioni registrare tra il 2007 e il 2008: una sorta di sveltina sulla carriera degli Iced Earth, anche se, tra scaletta e resa, ci si poteva aspettare di meglio. Per la prima è molto semplice: più della metà dei brani eseguiti da Barlow (i due terzi di "Festivals Of The Wicked") li avevamo già assaporati e gustati al tempo del triplo ellenico. Buona l'idea di inserire "Declaration Day" e la struggente "Dracula" (il vero e unico picco di tutto l'album), tuttavia — pur avendo poca scelta — una migliore selezione avrebbe donato una parvenza di motivo per avvicinarsi a questo concerto dal vivo.
Parlando di performance, invece, se da un lato siamo portati ad ascoltare un Barlow parzialmente invecchiato, che spara ancora le sue cartucce con i pezzi più sostenuti ("Vengeance Is Mine" e "Travel In Stygian"), dall'altro non solo c'è uno Schaffer che comincia ad accusare i colpi, ma anche una prestazione di Owens assolutamente non all'altezza. Non voglio essere frainteso però: Owens ce la mette tutta, e lo si sente in "Ten Thousand Strong" (che ricordiamo è stato composto durante il suo periodo negli Iced), eppure invano cerca di adattarsi alle tonalità del trittico finale di "Something Wicked This Way Comes". È indubbio che la scrittura di Schaffer sia stata influenzata dal rapporto tra la profondità e le ottave raggiungibili da Owens, ma — proprio per il punto prima discusso — una scelta poco lungimirante lo ha esposto eccessivamente, quando probabilmente ne avrebbe guadagnato con brani più vecchi; magari presi anche da "The Dark Saga".
Insomma, "Festivals Of The Wicked" è un disco potenzialmente concepito per i fan, che però gli stessi probabilmente ascolterebbero due volte per poi dimenticarlo. Il tutto senza considerare l'incredibile "Alive In Athens".