UGANGA – Opressor
Non avevo la minima idea di chi fossero gli Uganga. Guardando la copertina del loro album "Opressor", avevo immaginato di incrociare una formazione black-thrash o death metal.
I musicisti brasiliani, provenienti dallo stato di Minas Gerais, sono capitanati da una vecchia conoscenza del metal estremo, quel Manu Joker che i più ricorderanno come batterista dei seminali Sarcófago (in "Rehearsals 89" e "Rotting"). A quanto pare, sono attivi dal lontanissimo 1993, tuttavia sono usciti allo scoperto con la prima produzione di lunga durata, "Atitude Lótus", dopo ben dieci anni. Sono poi seguite le pubblicazioni di "Na Trilha Do Homem De Bem" (2006) e "Vol. 3: Caos Carma Conceito" (2010), oltre al disco citato in apertura, quarta opera rilasciata originariamente nel 2014, ma ristampata e immessa in circolazione in zona europea solo tre anni più tardi, grazie all'accoppiata composta da Defense Records e Deformeathing Production.
In definitiva, cosa suonano gli Uganga? Thrash-core, crossover-thrash, thrash-hardcore e groove, chiamatelo un po' come volete, però il fatto che siano sudamericani e riottosi, instancabili, costantemente e socialmente impegnati, sferrando attacchi diretti alla gola, la dice lunga sul loro modo di intendere il genere classico della propria terra di appartenenza. Ciò non toglie che in più di una circostanza non disdegnino certe situazioni di stampo U.S.A. in stile Death Angel, che si incastrano bene nel contesto.
La band dimostra buone capacità compositive, regalandoci alcune buonissime tracce ("O Campo", "Casa", "Aos Pés Da Grande Árvore" e "Guerreiro"), oltre a offrire adrenalina, dinamismo e buon gusto nell'aprirsi ad altri stili. Inoltre tributa anche un gradito e riuscito omaggio a una compagine storica del suono brasiliano quali i Vulcano: "Who Are The True?" è un estratto dall'omonimo album del 1988, al quale partecipano Murillo Leite, cantante e chitarrista degli altrettanto storici Genocídio, e Ralf "Zeidler" Klein, ascia dei tedeschi Macbeth, lasciandoci lo zampino in fase di assolo.
In conclusione, "Opressor" è un disco tradizionalmente bello, aggressivo e interpretato in portoghese (le note redatte da Joker in inglese vi permetteranno di comprendere meglio le singole canzoni), che non sorprende ma ti smuove. Se non vi fossero ancora capitati sotto tiro, segnatevi il nome degli Uganga.