Pirkan - Holy Amnesia | Aristocrazia Webzine

PIRKAN – Holy Amnesia

Gruppo: Pirkan
Titolo: Holy Amnesia
Anno: 2022
Provenienza: Ungheria
Etichetta: Sun & Moon Records
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TRACKLIST

  1. Closed Eye
  2. An Offering
  3. Holy Amnesia
  4. Stellar Swamp
  5. Light Resonance
  6. Eternal Spring
  7. Open Sky
DURATA: 47:51

Quando ho iniziato a collaborare con Aristocrazia, uno dei primi dischi che ho recensito è stato l’omonimo debutto degli ungheresi Pirkan. Ora, a più di due anni di distanza, mi trovo a scrivere del suo successore Holy Amnesia. Ammetto di aver aspettato la busta contenente il CD con una certa trepidazione, dato che Pirkan mi aveva colpito in maniera estremamente positiva e di conseguenza avevo delle aspettative piuttosto alte.

Rilasciato da Sun & Moon Records, Holy Amnesia appare profondamente diverso dal suo predecessore sin dal primo ascolto. Gli eredi degli Scivias hanno infatti scelto un approccio ancora più sperimentale rispetto al passato, con una decisa riduzione delle parti cantate a favore di ampie sezioni strumentali in cui la componente elettronica prende il sopravvento su quella folk. Per essere più precisi, la maggior parte dei sette brani non sono altro che brevi intermezzi ambientali, dalla ritualistica “An Offering” alla più confusionaria “Stellar Swamp”, che accompagnano i piatti forti del menù: la monumentale title track e l’altrettanto imponente “Light Resonance”.

Con i suoi oltre venti minuti di lunghezza, “Holy Amnesia” occupa quasi metà dell’intero album. Pensata come tributo per il ventennale della pubblicazione di The Remote Viewer (Threshold House, 2002) dei britannici Coil, la traccia è in realtà molto più digeribile di quanto non lasci immaginare il suo minutaggio impegnativo. Su una base di sintetizzatori e altri effetti elettronici, i Nostri vanno a inserire man mano percussioni, zufoli, ciaramelle e altri strumenti tradizionali. L’intervento delle voci è minimo, con Kőszegi Zsolt che si limita a ripetere pochi versi come se fossero un mantra. In effetti il risultato è un pezzo ipnotico, con una base che si ripete in loop, quasi i Pirkan volessero mandare in trance l’ascoltatore. Nei dieci minuti di “Light Resonance”, invece, il cantato pulito si mescola con lo xöömej, il canto gutturale mongolo, di Qingele, in un crescendo di droni, fiati e atmosfere in bilico tra il meditativo e il ritualistico che vanno a fondersi con campionamenti estratti dal brano “Resonance” di savmart & KSEA.

La musica dei Pirkan non è neofolk, non è world music e non è nemmeno elettronica pura, bensì una personalissima sintesi di passato e presente, di tradizione e innovazione. Holy Amnesia è senza dubbio un album particolare, sperimentale nel vero senso del termine e quindi difficilmente catalogabile, ma che sicuramente conferma il potenziale creativo dell’ensemble magiaro. Chissà cosa ci riserverà per il futuro.