SVNTH – Spring In Blue
Su Aristocrazia seguiamo la band fondata da Rodolfo Ciuffo dai tempi del primo album Breeze Of Memories, quando iniziò a farsi notare a livello nazionale e oltre con il suo approccio al post-black metal. A cinque anni di distanza, il gruppo allora noto come Seventh Genocide — che usa qui per la prima volta in via ufficiale il nuovo moniker SVNTH — non ha più bisogno di presentazioni, e l’uscita di Spring In Blue non può che essere attesa con trepidazione da chi ama queste sonorità.
Come direbbe Mugatu, «il blu va un casino quest’anno» e l’abbiamo visto tra A.A. Williams, Corde Oblique e vari altri esempi. Ecco che i SVNTH aggiungono la loro personale interpretazione del colore della malinconia, ma attenzione, perché Spring In Blue non è banalmente un disco tranquillo e un po’ triste da ascoltare con un senso di resa nei confronti dell’universo, tutt’altro.
La copertina di Reuben Sawyer, oltre a essere una citazione molto ben fatta di Digimon Tamers, se vista attraverso le lenti di chi ascolta post-metal/rock non può non far venire in mente i Godspeed You! Black Emperor di Undoing A Luciferian Towers. La presa e la distruzione dei simboli del potere (economico, politico e/o religioso) è tra i sottotesti più forti e presenti dell’intero panorama post-, e i SVNTH non hanno mai nascosto di guardare a questo orientamento con grande interesse. L’impressione è confermata infatti anche da “Erasing Gods’ Towers”, il primo brano vero e proprio dopo l’introduzione strumentale. Qui il disco libera subito il campo dai dubbi, non è un semplice sogno, non è una battaglia per qualcosa di irrealizzabile, sognatori a chi?.
Spring In Blue è molto denso: c’è lotta, c’è riflessione, e soprattutto c’è una grande consapevolezza dei propri mezzi, maturata attraverso anni molto prolifici per Ciuffo, Allegretti, Primo e Pepe. Il respiro cosmico percepito in Toward Akina viene qui incorporato in una parabola più terrena (quella della crisi climatica, da sempre un tema caro alla band) ma non per questo sparisce, i quattro esplorano tutti i lidi musicali (con particolare riguardo per i Deafheaven) che nel tempo hanno reso la proposta targata SVNTH piuttosto atipica nell’ambiente italiano. Fate molta attenzione specialmente alle sezioni black metal (sapientemente sparse nell’arco di un’ora di musica), perché quando arrivano fanno veramente venire voglia di lanciarsi nel caos e distruggere tutto.
Segnalo inoltre la presenza di ospiti come Marco Soellner (Klimt 1918) su “Wings Of The Ark”, Josiah Babcock (Leperton) e Colin Marston (Behold The Arctopus, Krallice, ecc.) ad aggiungere strati di demolizione in “Chaos Spiral In Reverse”, con Angela Radoccia a occuparsi delle backing vocals nella seconda canzone e nella conclusiva “Sons Of Melancholia”.
In uscita a fine agosto, Spring In Blue sarà la colonna sonora ideale per una fine d’estate e un autunno caldissimi.
«We made this ark to have a safe refuge
We made these wings to reach the sky and paint it blue again»